Operaio perde la vita travolto alla Cimolai

Tragico infortunio sul lavoro ieri mattina a Monfalcone. Un operaio di 35 anni è morto schiacciato alla Cimolai, azienda con stabilimento in via Timavo 69 tra le più avanzate nel settore delle costruzioni metalliche. L’uomo, Ilnica Xetan, di origini albanesi, ma da alcuni mesi domiciliato in città, era dipendente di una ditta esterna, la Carber Service di Treviso. Mentre era impegnato assieme ad altri tre lavoratori in alcune operazioni finali di assemblaggio e successivo smontaggio di strutture, è stato travolto da un manufatto di 4,4 tonnellate.
Tutta da ricostruire la dinamica dello scioccante incidente, al vaglio della competente autorità giudiziaria, ma stando a prime indiscrezioni l’infortunio sarebbe maturato dopo le 10.30, durante la fase di sgancio di una delle strutture in metallo in precedenza imbullonata a un pezzo sovrastante, più grande, che veniva tenuto sollevato da una gru.
La massa ha investito il povero operaio nella parte superiore del tronco, all’altezza di spalla e braccio, schiacciandolo. Non gli ha lasciato scampo. Ilnica Xetan è deceduto sul colpo. Impossibile ogni intervento di rianimazione o assistenza. Il personale della Croce verde, giunto da Gradisca per prestare soccorso, ha dovuto far rientro a sirene spente.
Il corpo del 35enne operaio albanese, rimasto intrappolato dalla struttura metallica sul piazzale del Lisert, è stato liberato nel pomeriggio. I vigili del fuoco del distaccamento di Monfalcone, che hanno prestato assistenza, lo hanno estratto, sollevando il manufatto. A constatare il decesso il medico legale, sul posto assieme ai carabinieri della Compagnia di via Sant’Anna e quattro tecnici della Uopsal, struttura operativa del Dipartimento di prevenzione e sicurezza diretto dal dottor Luigi Finotto.
Struttura dell’Azienda sanitaria che in questi casi interviene da prassi per verificare il rispetto della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Si tratta del Decreto legislativo 9 aprile 2008 numero 81, meglio noto come Testo unico in materia di salute e, appunto, sicurezza sul lavoro. Nella loro funzione di ufficiale di polizia giudiziaria i quattro tecnici, dalle 11 fino a pomeriggio inoltrato, hanno acquisito informazioni nell’area dello stabilimento, anche interrogando il personale al fine di chiarire l’esatta dinamica del drammatico infortunio.
La zona interessata, compresa la gru, è stata ieri sottoposta a sequestro dai carabinieri su disposizione del magistrato di turno, il sostituto Andrea Maltomini della Procura di Gorizia, giunto attorno alle 13 in via Timavo. Sotto la sua regia i militari, coordinati dal capitano Daniele Panighello, pure precipitatosi ieri mattina sul luogo dell’incidente, hanno effettuando e continueranno a svolgere nelle prossime ore accertamenti, per chiarire le scansioni di quanto avvenuto ieri mattina. Quando sotto gli occhi di tre persone, tutte testimoni oculari ascoltati, si è consumata in rapidissimi attimi la tragica fine di Ilnica Xetan.
Pochi minuti prima del decesso, l’albanese si trovava a terra, assieme a un altro operaio. Gli altri due, invece, stavano sulla gru. Il mezzo meccanico aveva sollevato alcune strutture pesantissime, assemblate. Pare che Ilnica fosse chiamato a sganciare un pezzo imbullonato. Le strutture erano state in precedenza assemblate per verificarne il perfetto collimare. Andavano quindi smontate per essere spedite al luogo di destinazione: gli Stati Uniti. Qualcosa tuttavia, in quella fase, non ha funzionato come previsto. Si sia trattato di tempistiche, di un’eventuale sbilanciamento, di errore umano o altro ancora, al momento, non è dato sapere.
La ricostruzione dei fatali momenti dell’infortunio è oggetto di indagine. E in ogni caso ci sono, in astratto, sei mesi di tempo per approfondirli nel dettaglio. Vige il segreto istruttorio. Le informazioni fin qui giunte dunque sono necessariamente frammentarie, pure perché lo stabilimento non è accessibile al pubblico, trattandosi di un’area industriale. E tanto più ieri, con una zona posta sotto sequestro dai carabinieri. Dal canto suo l’azienda, interpellata, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Né è stato possibile acquisire informazioni dai sindacati, poiché Fim, Uilm e Fiom non hanno rappresentanza all’interno dello stabilimento monfalconese.
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