Opposizioni all’attacco: «Il sindaco Dipiazza cita opere di vent’anni fa e ignora i veri problemi della città»

La replica del centrosinistra dopo l’intervista di fine anno al primo cittadino di Trieste, dalla gestione dei migranti ai nodi dell’ovovia

Francesco Codagnone
I banchi del centrosinistra in consiglio comunale
I banchi del centrosinistra in consiglio comunale

 

«Egocentrico», «Autocelebrativo», «Disco rotto», molta nostalgia ma pochi risultati che non risalgano a ormai vent’anni. I partiti di centrosinistra – anzi, i sinistri, come li chiama lui – criticano parola per parola l’intervista di fine anno rilasciata al Piccolo da Roberto Dipiazza, infieriscono sul «disastro politico» della cabinovia e pungono sui temi più scomodi, dalla sicurezza alla povertà.

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Il sindaco Roberto Dipiazza sul divano di casa durante l’intervista (foto Silvano)

«Il sindaco racconta una città immaginaria, che non corrisponde a ciò che vivono i triestini ogni giorno: una città assediata dal turismo sregolato, dove è impossibile trovare parcheggio e il traffico è congestionato, con zero investimenti sulla mobilità sostenibile», attacca la segretaria regionale del Pd Caterina Conti, più attenta alle parole non dette che a quelle rivendicate dal sindaco: «Dipiazza – annota la dem – ignora i disagi dei cittadini con i problemi di casa e lavoro, la crisi del commercio di prossimità e rioni ormai privi di servizi essenziali. Non pensa alla solitudine degli anziani e alle difficoltà delle famiglie senza posti negli asili».

E poi l’immigrazione, «oggetto di una propaganda che però – denuncia Conti – fornisce un’accoglienza disumana, gettando discredito sulla città e lasciando ai triestini la sensazione di vivere in un territorio insicuro».

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«Trieste non è Lampedusa», dice Dipiazza, ma proprio le immagini dei migranti all’addiaccio danno di Trieste una «immagine nazionale indegna della sua storia», critica la segretaria provinciale del Pd Maria Luisa Paglia: «Regolare l’accoglienza – sottolinea la dem – non significa “aprire tutto” né voltarsi dall’altra parte: servono regole, organizzazione, non scaricabarile».

La dem ne ha per ogni, dalla sicurezza («Dopo milioni spesi in telecamere e zone rosse, restano danneggiamenti, rapine e risse») al Porto Vecchio («Al netto di annunci, resta un vuoto di progettualità»), e rilancia la coalizione di centrosinistra: «Crediamo in una città che ascolta i cittadini e – ribadisce Paglia – investe su ciò che è davvero utile, non su capricci calati dall’alto: pensare di difendere un progetto come l’ovovia rispondendo con frasi sessiste a una consigliera non è solo sbagliato, ma segno che serve cambiare».

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«Io scusarmi? Quella frase (“Non mi sono mai fatto comandare da una donna”, ndr) non fa di me un sessista», replica il sindaco a proposito dello scivolone con Alessandra Richetti, ma la pentastellata ha altri temi su cui attaccarlo: «Questa intervista – commenta la consigliera del M5s – segna l’avvio di una campagna autocelebrativa, e restituisce l’immagine di una stagione politica che guarda più al proprio racconto, che alla città reale». I fatti, annota però Richetti, restano. E pesano: «Un asilo chiuso da due anni, il Tram fermo da quasi un decennio, una cabinovia priva di certezze, affidata ad annunci “salvinifici”: una città ridotta a vetrina, e i rioni restano fuori campo, con servizi che non funzionano».

Una «distanza siderale» tra «la destra e la realtà cittadina», rincara Riccardo Laterza di Adesso Trieste: «Dipiazza – fa notare il municipalista – cita opere vecchie di vent’anni nel maldestro tentativo di coprire le gravi mancanze dell’attuale amministrazione: ma niente su smantellamento dei servizi sociosanitari, tagli al verde e abbandono delle periferie».

E nemmeno di fronte al «disastro» della cabinovia c’è «mezza parola di autocritica»: «D’altronde – osserva Laterza – se il sindaco intende impostare la campagna elettorale sull’“altrimenti vincono i sinistri”, si capisce la povertà di argomenti, e perché il suo delfino rimanga coperto, nella speranza di non essere associato al triste declino del ventennio di Dipiazza».

«Il sindaco ha perso il focus, che è sulla città, non su sé stesso: si vanta di lucette natalizie quando la città si ritrova spesso al buio, cita classifiche per poi ignorare che una famiglia non trova una casa in affitto a un costo sostenibile», rincara Paolo Altin di Punto franco, senza sconti: «Oggi alla gente non interessa più destra o sinistra, conta solo poter vivere in una città bella e sicura, dove anche i propri figli possano costruirsi un futuro». E ancora, «Il sindaco – bacchetta Altin – mette sé stesso al centro con egocentrismo, e tutti a dirgli quanto è bravo: ma davvero abbiamo così tanti cortigiani in città? Non credo».

Un aspetto positivo c’è, dice caustica Laura Famulari: «Il passo avanti verso l’addio all’ovovia, lo sciagurato progetto che ha bloccato le energie politiche, amministrative e creative della città».

«Se ho i soldi faccio la cabinovia, se non ho i soldi ci fermiamo», ammette il sindaco e per la dem «un centrodestra avveduto si libererebbe al più presto di questa zavorra, non fossero impantanati nelle loro contraddizioni: Dipiazza non fa più da arbitro, le tensioni in maggioranza sono a fior di pelle». Figurarsi, rincara Famulari, cosa sarà «la scelta del loro candidato, con FdI che aspetta il suo turno e lo spettro di Fedriga cacciato da Roma che opta per Trieste come uscita di sicurezza: di buon auspicio Dipiazza che evoca il modello Udine, dove la coalizione con il Pd ha vinto e governa bene».—

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