Opposizioni all’attacco: «Il sindaco Dipiazza cita opere di vent’anni fa e ignora i veri problemi della città»
La replica del centrosinistra dopo l’intervista di fine anno al primo cittadino di Trieste, dalla gestione dei migranti ai nodi dell’ovovia

«Egocentrico», «Autocelebrativo», «Disco rotto», molta nostalgia ma pochi risultati che non risalgano a ormai vent’anni. I partiti di centrosinistra – anzi, i sinistri, come li chiama lui – criticano parola per parola l’intervista di fine anno rilasciata al Piccolo da Roberto Dipiazza, infieriscono sul «disastro politico» della cabinovia e pungono sui temi più scomodi, dalla sicurezza alla povertà.
«Il sindaco racconta una città immaginaria, che non corrisponde a ciò che vivono i triestini ogni giorno: una città assediata dal turismo sregolato, dove è impossibile trovare parcheggio e il traffico è congestionato, con zero investimenti sulla mobilità sostenibile», attacca la segretaria regionale del Pd Caterina Conti, più attenta alle parole non dette che a quelle rivendicate dal sindaco: «Dipiazza – annota la dem – ignora i disagi dei cittadini con i problemi di casa e lavoro, la crisi del commercio di prossimità e rioni ormai privi di servizi essenziali. Non pensa alla solitudine degli anziani e alle difficoltà delle famiglie senza posti negli asili».
E poi l’immigrazione, «oggetto di una propaganda che però – denuncia Conti – fornisce un’accoglienza disumana, gettando discredito sulla città e lasciando ai triestini la sensazione di vivere in un territorio insicuro».
«Trieste non è Lampedusa», dice Dipiazza, ma proprio le immagini dei migranti all’addiaccio danno di Trieste una «immagine nazionale indegna della sua storia», critica la segretaria provinciale del Pd Maria Luisa Paglia: «Regolare l’accoglienza – sottolinea la dem – non significa “aprire tutto” né voltarsi dall’altra parte: servono regole, organizzazione, non scaricabarile».
La dem ne ha per ogni, dalla sicurezza («Dopo milioni spesi in telecamere e zone rosse, restano danneggiamenti, rapine e risse») al Porto Vecchio («Al netto di annunci, resta un vuoto di progettualità»), e rilancia la coalizione di centrosinistra: «Crediamo in una città che ascolta i cittadini e – ribadisce Paglia – investe su ciò che è davvero utile, non su capricci calati dall’alto: pensare di difendere un progetto come l’ovovia rispondendo con frasi sessiste a una consigliera non è solo sbagliato, ma segno che serve cambiare».
«Io scusarmi? Quella frase (“Non mi sono mai fatto comandare da una donna”, ndr) non fa di me un sessista», replica il sindaco a proposito dello scivolone con Alessandra Richetti, ma la pentastellata ha altri temi su cui attaccarlo: «Questa intervista – commenta la consigliera del M5s – segna l’avvio di una campagna autocelebrativa, e restituisce l’immagine di una stagione politica che guarda più al proprio racconto, che alla città reale». I fatti, annota però Richetti, restano. E pesano: «Un asilo chiuso da due anni, il Tram fermo da quasi un decennio, una cabinovia priva di certezze, affidata ad annunci “salvinifici”: una città ridotta a vetrina, e i rioni restano fuori campo, con servizi che non funzionano».
Una «distanza siderale» tra «la destra e la realtà cittadina», rincara Riccardo Laterza di Adesso Trieste: «Dipiazza – fa notare il municipalista – cita opere vecchie di vent’anni nel maldestro tentativo di coprire le gravi mancanze dell’attuale amministrazione: ma niente su smantellamento dei servizi sociosanitari, tagli al verde e abbandono delle periferie».
E nemmeno di fronte al «disastro» della cabinovia c’è «mezza parola di autocritica»: «D’altronde – osserva Laterza – se il sindaco intende impostare la campagna elettorale sull’“altrimenti vincono i sinistri”, si capisce la povertà di argomenti, e perché il suo delfino rimanga coperto, nella speranza di non essere associato al triste declino del ventennio di Dipiazza».
«Il sindaco ha perso il focus, che è sulla città, non su sé stesso: si vanta di lucette natalizie quando la città si ritrova spesso al buio, cita classifiche per poi ignorare che una famiglia non trova una casa in affitto a un costo sostenibile», rincara Paolo Altin di Punto franco, senza sconti: «Oggi alla gente non interessa più destra o sinistra, conta solo poter vivere in una città bella e sicura, dove anche i propri figli possano costruirsi un futuro». E ancora, «Il sindaco – bacchetta Altin – mette sé stesso al centro con egocentrismo, e tutti a dirgli quanto è bravo: ma davvero abbiamo così tanti cortigiani in città? Non credo».
Un aspetto positivo c’è, dice caustica Laura Famulari: «Il passo avanti verso l’addio all’ovovia, lo sciagurato progetto che ha bloccato le energie politiche, amministrative e creative della città».
«Se ho i soldi faccio la cabinovia, se non ho i soldi ci fermiamo», ammette il sindaco e per la dem «un centrodestra avveduto si libererebbe al più presto di questa zavorra, non fossero impantanati nelle loro contraddizioni: Dipiazza non fa più da arbitro, le tensioni in maggioranza sono a fior di pelle». Figurarsi, rincara Famulari, cosa sarà «la scelta del loro candidato, con FdI che aspetta il suo turno e lo spettro di Fedriga cacciato da Roma che opta per Trieste come uscita di sicurezza: di buon auspicio Dipiazza che evoca il modello Udine, dove la coalizione con il Pd ha vinto e governa bene».—
Riproduzione riservata © Il Piccolo









