Ospizio marino, parcelle d’oro e pagamenti gonfiati

Cifre e nomi del crac dell’Ospizio marino . Un crac da 28 milioni di euro, causato anche da incauti acquisti di macchinari per undici. E gli altri chi li ha intascati?
GRADO
. È lui il ”grande accusatore” nella vicenda della clinica Sant’Eufemia di Grado che ha affogato in un mare di debiti (28 milioni) la Fondazione Ospizio Marino di Grado. Franco Binotto, 58 anni, trevigiano, che l’8 luglio scorso, prima di mettere in liquidazione Eurosanity, la società di gestione della ”clinica mai nata”, si è recato nella caserma dei carabinieri di Grado con una valigia piena di documenti e bilanci, denunciando le ragioni di un crac clamoroso piovuto sulla testa di migliaia di gradesi, privati di un poliambulatorio che, ancora nel ’98, poteva contare su un attivo di cassa di oltre 7 miliardi di lire, e dei pazienti, trovatisi senza un luogo dove curarsi. A rimetterci è stata anche la Cassa di risparmio del Fvg, sulla cui generosità nell’aprire una linea infinita di credito alla Fondazione (23 milioni) sorgono quanto meno forti perplessità.


LA DENUNCIA
. In compenso c’è chi non ci ha rimesso affatto, anzi. Ai carabinieri Binotto ha snocciolato quanto sia arrivato ”ufficialmente” in tasca ad alcuni componenti dei cda, tra cui l’ex sindaco di Grado Roberto Marin, l’uomo-immagine Massimo Vosca, l’ex presidente di Eurosanity Giovanni Pasqualini. Resta anche per lui il dubbio su dove sia finito il grosso della torta, uscito dai circa 11 milioni di euro spesi per acquistare, con pagamento cash, senza uno straccio di preventivo di spesa e uno sconto ridicolo (0,2%), macchinari per sale chirurgiche, laboratori di analisi, arredi e un intensificatore di brillanza, che da cinque anni giacciono impolverati nella clinica, priva delle autorizzazioni della Regione per utilizzarli. È sempre possibile che lo scandalo possa ricondursi a una clamorosa incapacità gestionale da parte della Fondazione presieduta da Rodolfo Medeot e da Eurosanity, guidata da Pasqualini. Ma pochi ci credono. Forse neanche il pool di magistrati incaricato dalla Procura a fare chiarezza sul maxi-buco.


IL RUOLO DI VOSCA
. Nel frattempo ”parla” la denuncia di Binotto. Che spiega ai carabinieri come è stato coinvolto nel giro. «Nell’estate 2006 - denuncia - ero con la mia famiglia al Rialto (l’albergo dei disabili, in realtà dei Vip, pure travolto da un passivo di 6 milioni, ndr). Una sera per caso ho incontrato Massimo Vosca che mi ha detto che gli serviva un brocker per la consulenza sui contratti della Fondazione. L’ho fatta la consulenza, poi ho saputo che nessuno l’aveva nemmeno letta». L’obiettivo reale, è chiaro, era di attirare Binotto con soldi freschi nell’affare. «Mesi dopo - continua Binotto - Vosca mi ha proposto di acquistare quote della Clinica Grado srl, facendo grossi nomi dell’imprenditoria locale interessati, tra cui Zanetti».


SUITE AL RIALTO
. Vosca, denuncia Binotto, si rifece vivo con lui l’estate successiva al Rialto. «Il giornalista - dice - aveva una camera fissa per tutta la stagione al Rialto, nonchè una suite con un tavolo da otto posti. Al Rialto era ospite fisso anche Appiotti, della Cassa di risparmio del Fvg». Binotto spiega nella denuncia il gioco di scatole cinesi «messo in atto per aggirare la normativa sulle Onlus»: un giro vorticoso di quote societarie. Alla fine, però, Binotto si fa convincere assieme ad altri imprenditori, tra cui Claudio Martinis, sborsa in tutto 600mila euro ed entra nella srl come socio di minoranza.


LA VORAGINE
. Di fatto però resta ai margini. Vuole sapere come mai la clinica per la quale ha sborsato quattrini non abbia ancora ottenuto le autorizzazioni per partire, chiede il perchè di certi pagamenti gonfiati (11 milioni per sale operatorie e laboratori), ma ottiene risposte evasive. Però figura alle riunioni del cda anche quando è all’ospedale per farsi operare. Chiede anche come mai sia stato assunto come direttore della clinica l’ex sindaco di Grado Roberto Marin a 3000 euro al mese. Come euro a pioggia siano finiti nelle tasche di Giovanni Pasqualini e Marina Vienna, tramite alcune società di consulenza cui facevano capo.


VOCI IN BILANCIO
. Tutto ciò Binotto, l’accusatore, divenuto presidente di Eurosanity il 2 gennaio 2010 e poi liquidatore, lo riferisce ai carabinieri. E stila un conto minuzioso delle spese ”certificate”. Nel 2006, 24.720 euro vanno alle società Marina Vienna ed Esperta srl per consulenze ordinarie. Nel 2007, 800 euro al giorno vanno al dottor Sergio Monardo di Monfalcone per attività necessarie per ottenere le autorizzazioni propedeutiche all’apertura del Poliambulatorio, pari a quasi 62mila euro complesivi.


CONSULENZE D’ORO
. L’anno prima altri 250mila euro in consulenze vanno a Marina Vienna e Giovanni Pasqualini, il presidente. Nel 2008 vanno al dottor Monardo, quale direttore sanitario di una clinica ancora in fieri, altri 33 mila per tre mesi di prestazioni. Duecentomila euro vengono buttati da Aligi Del Zotto, consigliere di Eurosanity, per l’acquisto di un software ”sbagliato”. Poi c’è il nuovo appannaggio al direttore sanitario Amedeo Morra, 54 mila euro l’anno.


«Il 31 dicembre 2008 - chiosa Binotto - il passivo era salito a oltre 21 milioni, malgrado le convenzioni con la Regione per 575mila euro e 100mila di ticket a favore dei pazienti in convenzione».


RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo