Ossola: «Via Mazzini cuore di Gorizia»

Di quando in quando Gorizia ritrova se stessa. Ed è nella riscoperta del suo affascinante passato che s’inserisce “Ritorno in via Mazzini” di Giorgio Ossola Beindl. Il volume, strenna natalizia, è...
Bumbaca Gorizia 11.12.2012 Leg libro Ossola - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 11.12.2012 Leg libro Ossola - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Di quando in quando Gorizia ritrova se stessa. Ed è nella riscoperta del suo affascinante passato che s’inserisce “Ritorno in via Mazzini” di Giorgio Ossola Beindl. Il volume, strenna natalizia, è stato presentato negli spazi della Leg, che ne è editrice. Per omaggiare Ossola, insegnante e “papà” della libreria sono giunti numerosi. Via Mazzini, secondo le parole, e le intenzioni, del signor Giorgio, è vista come «paradigma della città»: una città che non esiste più e che in via Mazzini, almeno in quella degli anni ’40-’50, cui Ossola si riferisce, trovava una sintesi fatta «di calore e solidarietà». E qui del signor Giorgio affiorano i ricordi. Perché, sì, certo, ora abita a San Rocco «senza viverla», dice. Ma, fino ai trent’anni, abitava in via Mazzini. E la viveva, eccome. Al punto che i ricordi scorrono conditi dalle lacrime, non di tristezza ma di nostalgia. I ricordi legati alla bottega-laboratorio di Adamo Russian che hanno suggerito di ricordare la funzione sociale delle botteghe, che permettevano di imparare un mestiere. I ricordi legati alla pasticceria Paulin che offriva leccornie «da suddividere nella linea centroeuropea e in quella goriziana fatta di dolci nostri: pinze, putizze, gubane...». Né son mancati i ricordi, fra i ricordi, legati al bar Boni, dove si poteva giocare a biliardo “alla goriziana”. C’era poi il forno di Jacob, c’era il palazzo della Prepositura “demolito per far posto a una pompa di benzina” ma, soprattutto, c’era un’umanità rievocata nella presentazione pure per il tramite di coloro che, come Ossola, ne sono testimoni e che la Leg hanno affollato per ritrovar la storia, e, quindi, anche un po’ se stessi.

Alex Pessotto

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