Ostetricia, via al corso di laurea unificato fra Trieste e Udine

Lezioni nelle due sedi universitarie ad anni alternati. De Manzini: decisione presa dalla Regione che finanzia le lauree delle professioni sanitarie. Infermieri, ampliati i limiti del numero chiuso
Di Gabriella Ziani
BRUNI TRIESTE 06 02 07 OSPED. BURLO GAROFALO
BRUNI TRIESTE 06 02 07 OSPED. BURLO GAROFALO

Riorganizzazione, accorpamento, razionalizzazione, federazione: quante parole saranno usate per l’ultima rettifica degli assetti universitari Trieste-Udine, che tocca due facoltà nevralgiche in regione, quelle di Medicina? La novità è che dal prossimo anno accademico il corso triennale di laurea in Ostetricia sarà unico in Friuli Venezia Giulia e si svolgerà alternando le sedi. Un anno apertura e svolgimento a Trieste (e il primo, dopo la riforma, sarà effettivamente così) e l’anno seguente a Udine. Cosa che già avviene per un’altra specializzazione, la terza è invece proprio “in comune”. Il processo continua.

I sindacati (come si vede accanto) hanno già sollevato obiezioni, raccogliendo quelle fortemente contrarie già espresse dai docenti in Consiglio di facoltà, ma non condivise dal preside di Medicina, Nicolò de Manzini, che tuttavia afferma: «Questa decisione è della Regione, è la Regione che finanzia le lauree delle professioni sanitarie. Negli anni scorsi ci fu una difesa della facoltà per il mantenimento del corso a Trieste, perché ha un buon livello e una buona tradizione, quest’anno l’argomento è stato affrontato non all’ultimo minuto come accade di solito, e la decisione è stata presa».

Non gioca a favore della sede del corso di laurea l’esistenza a Trieste del Burlo Garofolo, forse fondamentale per chi studia Ostetricia? Secondo il preside non è questo il punto, anche se il presidente del corso di laurea è Giuseppe Ricci, al Burlo anche responsabile della struttura che si occupa della fecondazione assistita. E che non vuole commentare i fatti: «Nulla da dire ancora, non è ancora stata ufficializzata la decisione» afferma.

«Ogni anno la Regione, con i presidi di Medicina e gli Ordini dei medici - racconta invece de Manzini - decide il fabbisogno di professionisti per l’intero territorio, altri corsi sono aperti un anno a Trieste e un anno a Udine, per esempio quello per tecnico di laboratorio biomedicale, mentre per i tecnici della prevenzione la laurea è a doppia valenza: si esce laureati “all’Università di Trieste e di Udine”».

«In futuro - prosegue il preside convinto delle nuove prospettive avanzate dal rettore Francesco Peroni in accordo con la collega udinese Cristiana Compagno - ci avvicineremo sempre più, e con qualunque formula amministrativa si voglia vestire il fatto, avremo un atteggiamento federativo fra i due atenei. Ma “federarsi” - specifica de Manzini - non è un’ammissione di perdita, è anzi giocare in attacco».

Lo scorso anno i posti per Ostetricia erano stati 10 a Udine e 10 a Trieste. Nel patteggiamento con la Regione Trieste ha ottenuto di poter ampliare i limiti del proprio numero chiuso per reclutare indispensabili nuovi infermieri: si passa così da 80 a 100 posti. Anche se il problema delle aule necessarie non è stato ancora risolto, «c’è un cantiere di progettazione in corso» assicura il preside.

Resta il fatto oggettivo e più volte denunciato: il calo drastico, non evitabile, degli organici spinge ad accorpamenti. «Noi siamo riusciti, a Medicina, a organizzare gli insegnamenti ancora in maniera consona alle leggi - conclude de Manzini -, ma il non poter assumere pesa, e ci tocca sempre fare un complicato gioco a incastro».

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