Padriciano, villaggio diventato periferia Troppe nuove case

Milkovich: solo un quinto degli abitanti è autoctono I residenti: la “provinciale” come un circuito di F1
Di Ivana Gherbaz
Lasorte Trieste 20/10/09 - Trebiciano, Fausto Settimi, Apicultore
Lasorte Trieste 20/10/09 - Trebiciano, Fausto Settimi, Apicultore

di Ivana Gherbaz

In sessant’anni Padriciano ha perso parte del suo territorio. Tra i borghi del Carso è forse quello che di più si è dovuto adattare ai cambiamenti. Non è più un paese carsico, dice il presidente della Circoscrizione Altipiano Est Marco Milkovic, ma è diventato la periferia della città. Qui solo un quinto degli abitanti sono autoctoni, il resto sono triestini che hanno scelto il Carso come buen retiro. I primi espropri sono iniziati negli anni cinquanta con la costruzione di quello che doveva essere un carcere minorile, diventato poi caserma per le truppe americane e infine campo di raccolta per i profughi istriani. A insediarsi ancora sulle terre del Carso la costruzione della statale 202, la centrale dell’Enel, l’oleodotto e il gasdotto, l’Area di ricerca, il campo da golf a 18 buche, i campi da tennis, e per finire l’autostrada. Se a questo si aggiungono i dieci ettari di terreno ceduti ai privati si arriva ad un totale di 55 ettari, che fanno un decimo di tutto il territorio.

È così che raccontano la storia recente di Padriciano anche i rappresentanti del Consorzio boschivo che dal 1913 ha la proprietà collettiva dei beni della comunità di Padriciano. Sembrano storie d’altri tempi, ma sono l’emblema di un legame forte con la propria terra e le proprie radici. Ed è anche per questo che Padriciano è soprannominata “la Repubblica” tra i paesi del Carso per l’unione dei suoi abitanti e l’amore per il territorio. Oggi conta un migliaio di abitanti, molti rispetto al borgo di un tempo. E se l’urbanizzazione ha lasciato tracce indelebili, da queste parti però si vive bene, e non ci sono disoccupati, dice il presidente del Circolo culturale “Slovan” Darko Grgic. Sono tante le attività culturali organizzate dal circolo, che ha 110 anni di storia. Dal primo maggio al falò di San Giovanni. Le iniziative quindi non mancano e nemmeno i progetti per il futuro, a parlarne è il presidente della Comunella Carlo Grgic, a Padriciano il 99% degli abitanti storici fa Grgic di cognome: «Nel parco Globojner, che fa parte delle nostre proprietà collettive abbiamo 20 mucche pezzate al pascolo, un toro, 8 vitelli, 35 pecore e 7 asini. È un parco aperto al pubblico si possono fare passeggiate o noleggiare una bicicletta. L’obiettivo è di farlo diventare un grande parco unendo le varie comunelle del Carso, da San Dorligo a Prepotto». Passeggiando in paese basta fermarsi ad un portone per poter scambiare quattro chiacchiere con gli abitanti. Roberto Martincich abita a Padriciano da 3 anni e da sempre desiderava una casa sul Carso. E se in paese i servizi sono quello che sono - un alimentari, un bar e una trattoria - nessuno si lamenta, il problema piuttosto sono le macchine che sfrecciano a tutta velocità lungo la strada principale: «Per le necessità c’è il piccolo negozio di alimentari e per il resto si va a Basovizza – spiega Roberto Martincich. Il traffico è invece un problema, c’è il limite di 30 chilometri all’ora ma non tutti lo rispettano. Proporrei delle telecamere per risolvere il problema. Lungo la strada non ci sono i marciapiedi e camminare diventa pericoloso». In molti hanno scoperto che per andare verso Fiume uscendo dall’autostrada a Padriciano si accorcia il tragitto e così soprattutto d’estate il traffico aumenta. Un problema affrontato anche dal presidente della Circoscrizione Marco Milkovic: «La strada provinciale è molto trafficata – spiega – e rende questi luoghi poco sicuri per gli abitanti. Poi si continua a costruire per sfruttare al massimo le cubature, l’illuminazione è scarsa, non c’è la fognatura e alcune strade interne sono sterrate e piene di buche».

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Il Carso è un territorio povero, la terra è dura, ma i suoi prodotti sono di qualità, perché da queste parti non è la quantità che conta. A Trebiciano una delle poche aziende locali è quella degli apicoltori Settimi e Ziani. Il loro miele ha fatto conoscere queste luoghi in tutta l'Italia nel 2005 quando il Marasca si è aggiudicato il primo posto come il più buono miele prodotto sul territorio italiano. «L'arnia è un cosmo con le sue leggi – racconta Fausto Settimi – che da 33 anni cura le sue api con grande passione. L'Anas sta utilizzando dei diserbanti lungo le strade e questo è proibito durante il periodo di fioritura. Perché tutti i prodotti del Carso sono preziosi dal miele al vino, il formaggio e le verdure, qui non esiste un'agricoltura intensiva».

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