Panettieri in sciopero per 48 ore

TRIESTE. Due giorni senza pane. Per quarantott’ore i panificatori del Friuli Venezia Giulia scenderanno in sciopero, seppur con modalità diverse. Anche a Trieste i forni si spegneranno venerdì 21 e sabato 22 ottobre. Difficile però fare previsioni sulle adesioni alla protesta, che comunque fotografa il malessere della professione. Che si muove su vari livelli. Quello contrattuale, certo, ma anche quello degli stessi panificatori, alle prese con una concorrenza, fondamentalmente slovena, che li sta strangolando. Non solo un problema di stipendio, dunque, ma di vera e propria sopravvivenza.
Dice Edvino Jerian, della Federazione nazionale panificatori: «I sindacati hanno dichiarato lo sciopero, poi si vedrà. È difficile prevedere quante saranno le adesioni, tutti danno i numeri ma poi bisogna confrontarsi con la realtà. Che dice in Friuli Venezia Giulia ci sono prevalentemente imprese con pochi dipendenti. Che hanno le maggiori difficoltà rispetto alle grandi aziende».
Jerian sembra abbastanza perplesso anche sulle rivendicazioni. «Bisogna vedere la rispondenza... Ho letto proteste di gente che si lamenta perchè guadagna 1200 euro al mese... Mi sembrano pochi, non credo li guadagni nessun mio collaboratore a quel livello, farei prima a pubblicare il foglio paga...».
Il problema vero, fa capire Jerian, è un altro: «Il 40% delle aziende regionali ha chiuso per la concorrenza slovena, non ci piove. Quanto al contratto, abbiamo dato la disponibilità a trattare come Federazione già due anni fa. Ma bisogna vedere su che basi. Per dire: Reggio Calabria matura un Pil che è la metà di quello di Bolzano. Dobbiamo trattare tutti nello stesso modo? Io dico sì all’aumento, purchè tenga conto dei parametri territoriali e delle performance dei dipendenti. Su questo sono pronto già domattina a un confronto pubblico coi sindacati».
«Va rinnovato il contratto di lavoro, non ci piove - spiega Marco Rodriguez, titolare della panetteria Romy di via Torino a Trieste - ma la situazione mi sembra molto aleatoria. Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione dall’associazione panificatori, per dire, e ricordo che in occasione dell’ultimo sciopero avevamo fatto doppia panificazione... Di sicuro bisogna sensibilizzare i fornai sulle concorrenza non solo della Slovenia ma anche della grande distribuzione, la gente ormai va a comperare il pane là...».
Rodriguez sembra perplesso anche sugli attuali orari. «Sono quelli i problemi veri di noi artigiani. Si lavora sei giorni su sei e si fa festa solo la domenica... Va a finire che per starci dietro capita, come mi è appena successo, che devi lavorare anche con la febbre. Senza dimenticare la classica malattia professionale dei peck, quella dei denti, perchè la polvere dei carboidrati finisce in bocca... Mi ricorda i tempi antichi, quandi i panettieri avevano le cosiddette gambe “a ics” perchè spostavano la madia con le ginocchia. Per quanto mi riguarda sono il datore di lavoro di me stesso, ma convengo che gli stipendi sono ridicoli. Fare il pane, ormai, è una specie di suicidio...».
Luca Novak, della panetteria di via Udine, che serve 15 esercizi, è in linea. «Quanti sciopereranno a Trieste? Credo nessuno. C’è stata poca informazione e disinteresse, le reazioni sono state blande. Del resto non va dimenticato che ci sono anche le problematiche dei titolari. L’estero è un problema grosso, ci ha portato in una situazione critica. La loro è una concorrenza sleale, è assodato. Non dimentichiamo poi che è sempre più difficile reperire il grano e che i prezzi continuano a lievitare».
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