Parla lo zio del giovane falegname schiacciato nel cantiere al Lisert

Lo zio Fabio e  il sindaco di Muggia, Laura Marzi, delineano un ritratto di Francesco, operaio coinvolto nell'incidente dello stabilimento Alto Adriatico: "Un ragazzo solare, pieno d'entusiasmo, coinvolto e serissimo". Identikit del cantiere nautico che occupa una ventina di persone
Lasorte Trieste 23/01/14 - Via Martiri della Libertà, Sede SEL, Conferenza Stampa Direttivo, da sin. Fabio Vallon, Sabrina Morena e Julia Alikaj
Lasorte Trieste 23/01/14 - Via Martiri della Libertà, Sede SEL, Conferenza Stampa Direttivo, da sin. Fabio Vallon, Sabrina Morena e Julia Alikaj

«Un ragazzo come può essere uno della sua età: solare, pieno di entusiasmo ma allo stesso tempo compito, serissimo... Veramente una tragedia». Laura Marzi, sindaco di Muggia, stenta per qualche attimo a confrontarsi con la gravità della notizia. Lei, Fulvio Vallon, il padre di Francesco, lo conosce da sempre. Così come conosce Liana Pausa, la madre.

«Posso dire che l’ho anche tenuto in braccio da piccolissimo, quando aveva pochi anni. Poi lo vedevo saltuariamente anche perché sia Fulvio che Laura si erano trasferiti a Trieste».

Non c’è molto altro da dire, anche perché Francesco aveva seguito un percorso di studio che lo aveva portato lontano dalla provincia.

«Ha studiato in un istituto professionale a San Giovanni al Natisone - ricorda lo zio Fabio Vallon - e ne è venuto fuori da falegname fatto e finito. Non a caso non ha avuto difficoltà a trovare subito un lavoro in quel cantiere di Monfalcone».

Nato in una famiglia politicamente molto attiva a sinistra, Francesco «mostra un certo imprinting», per dirla con la Marzi, ma non ha mai palesato la vera e propria passione del padre Fulvio. Uno che, da consigliere comunale al Municipio di Muggia, aveva seguito tutto un percorso che dall’allora Pds lo aveva portato in tempi recenti a Sinistra, Ecologia e Libertà. Francesco, però, ha un impegno “storico” a cui non manca mai. «È sempre presente - annota ancora la Marzi - alle manifestazioni celebrative del battaglione partigiano di Alma Vivoda, spesso assieme al padre».

Un altro aspetto poco noto della sua vita riguarda la passione per lo scoutismo. Seguendo gli ideali del padre fondatore Baden Powell ha salito tutti i gradini all’interno dell’Amis (Associazione amici delle iniziative scout), particolarmente attiva nell’ambito dell’Ostello Alpe Adria, situato sull’altipiano carsico e particolarmente apprezzato da chi, facendo attività scout, si immerge nella natura e nella contemplazione.

Una delle foto più recenti di Francesco lo mostra proprio in un paesaggio montano molto bello, con la divisa da scout addosso e lo sguardo sognante per le tante meraviglie naturali che lo circondano.

Una realtà bruscamente interrotta da quel maledetto carrello che, per motivi al vaglio degli inquirenti, si è mosso come non avrebbe dovuto.

Ieri sera, fino a tarda ora, i medici dell’ospedale di Udine stavano operandolo cercando di capire la gravità delle lesioni subite alla spina dorsale e soprattutto se c’era stato il temuto versamento di midollo spinale. Stamane si dovrebbe saperne di più.

Bonaventura Monfalcone-31.01.2017 Cantiere Alto Adriatico-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-31.01.2017 Cantiere Alto Adriatico-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

L'azienda
Da realtà nata negli anni ’90, specializzata nella produzione, manutenzione e restauro di yacht in legno fondata a Muggia, nel solco del grande progettista Carlo Sciarrelli e dei maestri d’ascia, alla realtà multinazionale, per un tratto partecipata anche da Friulia, ora con sede al Lisert in mano a un gruppo austriaco del calibro di Avconjet che si occupa della vendita di aerei e yacht.
 
 
Dal legno lamellare e dal fasciame incrociato di cedro al carbonio che è servito per realizzare una imbarcazione innovativa e con il motore ibrido da 20-22 metri costata (i dati non sono precisi, sul progetto c’è ancora molta riservatezza) qualcosa come 5 milioni e mezzo di euro. Una parabola notevole per un cantiere come l’Alto Adriatico che da pochi anni, era il 2014, ha traslocato dalle aree dell’Ocean alla sponda opposta del Canale Est Ovest a poca distanza dalle Terme Romane con l’esplosione di spazi coperti, piazzali, aree attrezzate e banchine. Nello stesso anno l’entrata dei nuovi soci. All’Ocean intanto è rimasta un’altra costola del cantiere, Alto Adriatico Custom, spin off nel 2006 dell’Alto Adriatico e specializzata anch’essa nella produzione e manutenzione di yacht in legno.
 
Poche le notizie, tutte coperte da riserbo, sul cantiere nautico che dai dati più recenti occupa una ventina di persone, ha un capitale che sfiora il milione di euro e un fatturato che non arriva a due milioni e mezzo. Una realtà industriale che nonostante l’arrivo del gruppo viennese cerca di resistere sul fronte delle imbarcazioni in legno, la manutenzione e il recupero anche di scafi d’epoca, abbinando la strada del legno composito a fasciame incrociato alla tecnologia e alle nuove fibre. Il Cantiere Alto Adriatico in questi anni si è impegnato quasi esclusivamente alla realizzazione del prototipo della barca a motore in carbonio che ha assorbito quasi tutte le energie delle maestranze. Realizzati anche degli stampi per un’imbarcazione dedicata al trasporto di passeggeri destinati al Venezuela. A fianco di queste attività le consuete lavorazioni cantieristiche di rimessaggio delle barche da diporto, in particolare quelle d’epoca dei clienti più affezionati.

Un sentiero, quello del restauro e recupero di barche d’epoca, che ha reso famoso in tutto il mondo il nome del cantiere Alto Adriatico conosciuto per i suoi rinomati maestri d’ascia e i nomi delle barche recuperate e restaurate. Come il Moya, il Javelin, Mirella, Tiziana IV o l’Acanto. Scafi storici e da sogno. Quello stesso sogno che aveva ispirato nei suoi disegni degli scafi Sciarrelli con il quale il cantiere ha lavorato accanto a progettisti del calibro di Frers o Ceccarelli.
 

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