Parla lo zio del giovane falegname schiacciato nel cantiere al Lisert

«Un ragazzo come può essere uno della sua età: solare, pieno di entusiasmo ma allo stesso tempo compito, serissimo... Veramente una tragedia». Laura Marzi, sindaco di Muggia, stenta per qualche attimo a confrontarsi con la gravità della notizia. Lei, Fulvio Vallon, il padre di Francesco, lo conosce da sempre. Così come conosce Liana Pausa, la madre.
«Posso dire che l’ho anche tenuto in braccio da piccolissimo, quando aveva pochi anni. Poi lo vedevo saltuariamente anche perché sia Fulvio che Laura si erano trasferiti a Trieste».
Non c’è molto altro da dire, anche perché Francesco aveva seguito un percorso di studio che lo aveva portato lontano dalla provincia.
«Ha studiato in un istituto professionale a San Giovanni al Natisone - ricorda lo zio Fabio Vallon - e ne è venuto fuori da falegname fatto e finito. Non a caso non ha avuto difficoltà a trovare subito un lavoro in quel cantiere di Monfalcone».
Nato in una famiglia politicamente molto attiva a sinistra, Francesco «mostra un certo imprinting», per dirla con la Marzi, ma non ha mai palesato la vera e propria passione del padre Fulvio. Uno che, da consigliere comunale al Municipio di Muggia, aveva seguito tutto un percorso che dall’allora Pds lo aveva portato in tempi recenti a Sinistra, Ecologia e Libertà. Francesco, però, ha un impegno “storico” a cui non manca mai. «È sempre presente - annota ancora la Marzi - alle manifestazioni celebrative del battaglione partigiano di Alma Vivoda, spesso assieme al padre».
Un altro aspetto poco noto della sua vita riguarda la passione per lo scoutismo. Seguendo gli ideali del padre fondatore Baden Powell ha salito tutti i gradini all’interno dell’Amis (Associazione amici delle iniziative scout), particolarmente attiva nell’ambito dell’Ostello Alpe Adria, situato sull’altipiano carsico e particolarmente apprezzato da chi, facendo attività scout, si immerge nella natura e nella contemplazione.
Una delle foto più recenti di Francesco lo mostra proprio in un paesaggio montano molto bello, con la divisa da scout addosso e lo sguardo sognante per le tante meraviglie naturali che lo circondano.
Una realtà bruscamente interrotta da quel maledetto carrello che, per motivi al vaglio degli inquirenti, si è mosso come non avrebbe dovuto.
Ieri sera, fino a tarda ora, i medici dell’ospedale di Udine stavano operandolo cercando di capire la gravità delle lesioni subite alla spina dorsale e soprattutto se c’era stato il temuto versamento di midollo spinale. Stamane si dovrebbe saperne di più.

Un sentiero, quello del restauro e recupero di barche d’epoca, che ha reso famoso in tutto il mondo il nome del cantiere Alto Adriatico conosciuto per i suoi rinomati maestri d’ascia e i nomi delle barche recuperate e restaurate. Come il Moya, il Javelin, Mirella, Tiziana IV o l’Acanto. Scafi storici e da sogno. Quello stesso sogno che aveva ispirato nei suoi disegni degli scafi Sciarrelli con il quale il cantiere ha lavorato accanto a progettisti del calibro di Frers o Ceccarelli.
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