«Parlava per ore con le vedove degli operai»

Il ricordo della collega Ramani: «Un medico dalla spiccata umanità». Nel 2002 il sigillo della città
Bonaventura Monfalcone-02.11.2016 Cerimonia per le vittime dell'amianto-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-02.11.2016 Cerimonia per le vittime dell'amianto-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Quando il professor Claudio Bianchi andò in quiescienza, la festa del pensionamento gliela fece il Comune di Monfalcone, che quale massima onoreficenza gli consegnò, nel 2002, il sigillo della città. Un’onorificenza per una battaglia ventennale contro la diffusione del mesotelioma alla pleura, voluta dall’allora sindaco Gianfranco Pizzolitto: «Sotto i discorsi sulle morti per amianto non ci sono solo statistiche, ma anche sofferenze umane. Se ora siamo in grado di dire “mai più amianto”, è grazie al lavoro di associazioni come l’Aea e del professor Bianchi che ci ha fatto prendere coscienza di come Monfalcone non debba essere considerata alla stregua di un cassonetto dove gettare tutto ciò che si vuole», aveva detto il sindaco. Ricevendo il sigillo il professor Bianchi aveva invece ripercorso la sua esperienza: «Abbiamo lavorato per 23 anni sul fronte amianto. Lavoro di analisi e laboratorio, ma anche tanti contatti con la gente». Contatti ricordati ieri dalla collega Lucia Ramani: «Non solo era un medico eccezionale, ma dalla grandissima umanità: passava ore a parlare con le vedove degli operai morti».

Dopo la meritata pensione, Claudio Bianchi non si era fermato, decidendo ancora una volta di riversare le sue conoscenze mediche al servizio della collettività. Si era avvicinato alla Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori. E di questo periodo ben si ricorda il dirigente medico della direzione sanitaria Michele Luise: «Ho collaborato con lui, nel suo incarico di presidente provinciale della Lilt. Lo ricordo ultimamente molto attivo nella prevenzione al cancro alla mammella, che di solito si svolge a ottobre, con la diffusione di materiale scientifico tra le donne». «Il suo primo interesse, come noto, fu lo studio del mesotelioma - prosegue Luise - e veramente posso dire che con lui si chiude un’epoca. Era un primario “vecchio stampo”, che ti dà la certezza del riferimento sicuro nell’analisi. Una cosa importantissima per chi svolge il mestiere di chirurgo e ha necessità di riscontro preciso sul referto, per capire quale strada intraprendere. In particolare in un avamposto come il nostro, dove si è fatta una chirurgia di qualità». «La sua collaborazione - conclude - era un bene prezioso e il suo sapere un bene importante per il San Polo. Per me, che arrivai a Monfalcone nel suo stesso periodo, nel ’79, è stato sempre un punto di riferimento». (ti.ca.)

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