Pasta Mulinaris, storia di una famiglia

CERVIGNANO. La storia della famiglia Mulinaris e del pastificio di Cervignano rivive nelle pagine di un libro che verrà presentato oggi, alle 18, nel Centro civico di via Trieste. “Mulinaris, storie di pastai udinesi”, edito dalla Goliardica, è stato scritto dal cervignanese Michele Tomaselli, classe 1976, che l’anno scorso, mentre lavorava in un ufficio del Comune di Udine, è incappato in un documento d’esproprio legato ai proprietari della fabbrica.
Nipote del capitano Vittorio Tomaselli (il direttore del pastificio che partecipò alla Seconda guerra mondiale e fu disperso in Russia), Michele scoprì così che quel foglio raccontava un pezzo di storia della sua famiglia e, con essa, di uno dei pastifici più importanti d’Italia.
Resi famosi negli anni ’30 dal manifesto di Boccasile (il bimbo che divora gli spaghetti), i Mulinaris diventarono una vera e propria multinazionale che riforniva di pasta i Paesi dell’area balcanica fino a Ragusa, prima, e i militari italiani durante la Seconda guerra mondiale, poi.
La produzione era divisa in due fabbriche, una fondata nel 1883 a Cussignacco, l’altra nel 1913 a Cervignano. A Cervignano lo stabilimento sorgeva dove oggi c’è la scuola media Randaccio. Venne costruito, durante l’allora Impero austro-ungarico, tra il piazzale Veterani dello sport e via Demanio, nel comune di Muscoli che al tempo arrivava fino al ponte sull’Ausa.
Durante la Grande guerra, dal 1915 al 1918, lo stabilimento venne trasformato in ospedale da campo, visitato spesso da personaggi del calibro di Gabriele d’Annunzio, del generale Luigi Cadorna, del suo vice Carlo Porro, sottocapo di Stato maggiore dell’Esercito, e del maggiore Giovanni Randaccio, al quale successivamente fu intitolata la scuola.
Al termine della guerra la fabbrica raggiunge il boom della produzione, passando da 20 a 70 dipendenti negli anni Trenta e Quaranta.
Ma sono le stesse logiche di guerra che avevano dato grande impulso alla fabbrica a determinarne anche la fine. Pur non avendone l’obbligo, il direttore Tomaselli decise di partire per il fronte russo, da dove non fece più ritorno. La fabbrica venne così chiusa. Il pastificio passò poi al mobiliere Renzo Piani, nel 1966 venne danneggiato da un incendio e nel 2005 fu demolito definitivamente.
Da oggi, a ricordare la sua storia, oltre al “Vicolo C. Mulinaris “ c’è anche un libro. (el.pl.)
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