Pattuglia di 15 ragazzi in missione a Berlino per discutere di Europa

I giovani hanno raccontato l’esperienza in un incontro al ricreatorio Toti «Confronto fondamentale». «Facciamo rete e trasmettiamo valori» 

LA STORIA



Nel trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, l’aumento dei flussi migratori, il terrorismo, il debito pubblico, le politiche di austerity, la disoccupazione giovanile sono solo alcune delle sfide a cui l’Unione europea fatica a trovare una risposta comunitaria. Per affrontare questi temi, dal 5 al 10 maggio si sono ritrovati a Berlino circa trecento studenti provenienti da nove diverse città italiane, tra cui una quindicina da Trieste, nell’ambito della quinta edizione del Meridiano d’Europa promosso dalla rete WeCare, di cui fa parte anche l’associazione triestina Rime.

I partecipanti al viaggio hanno raccontato le loro esperienze e riflessioni al termine dell’incontro “L’Europa e le opportunità per i giovani” tenutosi ieri al ricreatorio Toti. «Ogni anno rimangono le amicizie e le emozioni condivise che permettono di fare rete per trasmettere dei valori da portare nelle comunità locali una volta tornati», afferma Dejan Tic di Rime, che ha partecipato anche a tutte e quattro le precedenti edizioni del Meridiano. Invece, per Gian Luca Rampazzo e Hamid Al Bouchouari si è trattato della prima esperienza. «Penso che il confronto di persona sia stato fondamentale per riuscire a mettere in discussione le proprie idee, cosa che non fai se leggi una notizia sul telefono e ci rifletti da solo», dice Gian Luca. «Ho incontrato altri ragazzi della mia età e parlare con loro mi ha dato l’energia per essere un cittadino attivo che inizia a partecipare e a sentirsi coinvolto, non rimanendo passivo e subendo le decisioni altrui», racconta Hamid che proviene dal Marocco.

«Vorrei veramente che un’organizzazione così ci fosse anche nel Magreb – aggiunge –, perché siamo cinque Paesi con tante cose in comune ma non abbiamo un’unione per contare a livello internazionale». «Sono stati cinque giorni intensi di riflessione e alla fine si sentiva che avevamo raggiunto una consapevolezza diversa sull’Unione europea rispetto a quando eravamo partiti», conclude Margherita Stera di Rime. —



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