Perde il passaporto, vive al valico da settimane

Un macedone bloccato da tredici giorni nella “terra di nessuno” al confine tra Serbia e Ungheria

BELGRADO. Tredici giorni bloccato alla frontiera, in uno dei valichi più trafficati tra Serbia e Ungheria. Tredici lunghissimi giorni a osservare le interminabili file di auto degli emigranti turchi in coda, in attesa sotto il sole di passare il confine e tornare in Germania via Budapest dopo qualche giorno di ferie in patria. Ore e ore a passeggiare senza una meta, a vagare tra i negozi duty-free e i bar per camionisti, mentre il portafoglio comincia a svuotarsi e le speranze di poter tornare a casa sfumano. Tredici giorni in un limbo. Per colpa di un passaporto perduto.

Sembra la sceneggiatura di un film, ma è quanto sta accadendo a un cinquantenne macedone, di cui non sono state rese note le generalità, che ha avuto la sfortuna di perdere il proprio passaporto di ritorno da un viaggio in Germania. L’uomo, ha raccontato la televisione Sitel, si è accordo di aver smarrito il documento poco prima di raggiungere Horgos. «Ha spiegato il problema ai doganieri» magiari, «si è poi fatto riconoscere con la propria carta d’identità», ma tutto è stato vano. La “licna karta” non basta per proseguire, ci vuole il “pasoš” con il sole dagli otto raggi per valicare il confine, gli hanno detto inflessibili gli agenti.

Così, l’uomo è stato fatto accomodare «nella terra di nessuno» tra Serbia e Ungheria in attesa di una soluzione alla complicata vicenda, ha denunciato lo stesso macedone bloccato alla frontiera. Ma l’esito positivo sembra ancora lontano. La polizia di frontiera ungherese avrebbe infatti informato con estremo ritardo del problema l’ambasciata di Skopje a Budapest, posticipando i tempi d’emissione di un nuovo documento di viaggio per lo sfortunato viaggiatore. Ambasciata che per bocca della feluca numero uno, il diplomatico Igor Esmerov, ha da parte sua assicurato che si muoverà ora con celerità per recuperare il tempo perduto, permettendo l’uscita dall’Ungheria del connazionale, che nel frattempo ha diritto anche all’assistenza economica minima prevista per casi simili.

Casi del genere, per fortuna, sono estremamente rari. O perlomeno si risolvono nel giro di poche ore o qualche giorno. Ma ci sono delle eccezioni, che hanno in passato coinvolto soprattutto persone rimaste per varie ragioni bloccate in aeroporto, in stile film “The Terminal”. Il record in questa triste gara degli imprigionati in non luoghi come le hall o i terminal degli aeroscali spetta al rifugiato iraniano Mehran Karimi Nasseri, figura complessa e ancora oggi misteriosa, ispiratore del blockbuster con protagonista Tom Hanks, che visse dal 1988 al 2006 al Terminal 1 dell’aeroporto Charles de Gaulle. L’argento, a Sanjay Shah, fermato all’aeroporto di Nairobi per più di 400 giorni mentre cercava di raggiungere il Regno Unito dopo aver rinunciato al passaporto keniota. Record che il macedone bloccato tra Serbia e Ungheria di certo spera di non emulare. (s.g.)

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