Piccoli maghi crescono Harry & Co. “maledetti” sullo schermo

Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint ritornano nelle sale con personaggi problematici
Di Beatrice Fiorentino

di Beatrice Fiorentino

Crescere sul set di Harry Potter. È esattamente ciò che è capitato a Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, che hanno cominciato la loro avventura nella celebre saga dal 2001, quando erano ancora bambini. Un percorso durato dieci anni che ha certamente portato loro fama e fortuna, ma un successo del genere, si sa, non sempre è facile da gestire. Si sprecano, infatti, i casi di enfant prodige che hanno perduto la testa, prendendo rapidamente la china della disperazione, o che non hanno saputo reinventarsi nel tempo. Si pensi a Macaulay Culkin e Drew Barrymore, i piccoli protagonisti di “Mamma ho perso l’aereo” e di “E.T.”, più interessati in tenera età ad alcol e a droghe che a bambole e macchinine, o, più indietro nel tempo a Shirley Temple, che mai è riuscita a scrollarsi di dosso la bambina dai riccioli d’oro. Lo stesso Radcliffe era caduto nella trappola dell’alcol, con cui diceva di difendersi dalla pressione che gli stava procurando il successo e da cui è riuscito poi a tenersi alla larga.

Oggi, poco più che ventenni ma con la testa ben salda sulle spalle, gli ex maghetti vogliono dimostrare al mondo di avere tutte le carte in regola per poter dare una svolta definitiva alle loro carriere attraverso esperienze che possono finalmente mettere in soffitta il loro ingombrante passato nel mondo incantato di Hogwarts.

Dopo qualche ruolo non determinante per cinema e tv e alcune più interessanti esperienze in teatro (tra cui il celebre “Equus” dove si è esibito in un chiacchieratissimo nudo integrale), il 1° settembre Daniel Radcliffe sbarcherà al Lido per partecipare alle Giornate degli Autori della 70° Mostra del Cinema di Venezia nel ruolo del giovane Allen Ginsberg, in una storia che vede protagonisti i padri fondatori della Beat Generation. “Giovani ribelli – Kill your Darlings”, diretto dall’esordiente John Krokidas, è ambientato nel 1944 alla Columbia University, dove Ginsberg incontra l’affascinante Lucien Carr (Dane De Haan) grazie al quale farà la conoscenza di William Burroughs (Ben Foster) e Jack Kerouack (Jack Houston). Dopo il poco riuscito “On the Road” di Walter Salles, ecco un nuovo tentativo cinematografico di ricreare le atmosfere beat, così palpabili in letteratura e in musica, ma dannatamente difficili da trasporre sul grande schermo.

E chissà se Radcliff saprà reggere il confronto con un altro ospite veneziano, il talentuosissimo James Franco (in corsa per il Leone d’oro con il suo “Child of God”) che nel 2010 aveva interpretato con successo lo stesso Ginsberg nel film “Urlo” dei documentaristi Rob Epstein e Jeffrey Friedman. E lui sì che è un vero esempio da seguire. Franco, lanciato ventenne alla fama nel ruolo di Harry Osborn dagli “Spiderman” di Sam Raimi, ha infatti saputo costruire intorno a sé una credibilità di tutto rispetto, accreditando il suo nome tra gli artisti più interessanti della sua generazione, e non solo nel campo del cinema. A ogni modo “Giovani ribelli” arriva a Venezia sulla scia della buona accoglienza ricevuta al Sundance e pro. mettendo, se non altro, un livello altissimo di tensione omoerotica. In attesa dell’uscita in sala che avverrà il 17 ottobre grazie alla Notorious Pictures, il teaser trailer del film è già disponibile in rete.

Un ruolo “maledetto” anche per Emma Watson, in uscita nelle sale il 19 settembre con “Bling Ring”, già presentato a Cannes nella sezione “Un certain regard” e firmato niente meno che da Sofia Coppola. Il film è ispirato alla storia vera di una gang di teenager che tra il 2008 e il 2009 ha saccheggiato le ville dei divi di Hollywood arraffando qualcosa come 3 milioni di dollari in vestiti e accessori. I ragazzi seguivano le star sui social network ed entravano in azione quando li sapevano fuori città. Un bottino di scarpe, profumi e gioielli conquistati senza sforzo, come in un prodigioso supermercato del lusso, nel tentativo di emulare le celebrities e di entrare a far parte del loro mondo, il mondo “cool” e scintillante di Lindsay Lohan e Paris Hilton che ha peraltro aperto le porte alla troupe cinematografica mettendo a disposizione la sua villa, con tanto di cabina armadio e scarpiera piena zeppa di Louboutin.

La Watson veste qui i panni (di lusso, è proprio il caso di dirlo) di Niki Moore, personaggio ispirato ad Alexis Neiers, una delle ragazze della banda. Un ruolo che si discosta totalmente dalla personalità dell’attrice inglese, che ha scelto di vivere lontano dai riflettori e che alle feste e al glamour preferisce gli amici di sempre e gli studi universitari. Oltre che per lei, “Bling Ring” rappresenta comunque una sfida anche per la regista, che dovrà inevitabilmente subire il confronto con quello straordinario film cerniera che è stato il recente “Spring Breakers” di Harmony Korine, così linguisticamente rivoluzionario da aver reso di colpo anacronistici tutti gli autori che negli anni ’90 si sono cimentati nel filone teen noir, da Larry Clark a Gus Van Sant (seconda maniera). Per i curiosi il blog nel sito ufficiale del film (www.blingring.it/blog) è ricco di interviste e materiali multimediali, compresa la possibilità di ascoltare on-line l’intera tracklist della colonna sonora. Né poteva essere diversamente per un film che porta i social network nel dna. Da Twitter a Facebook, da Spotify a Instagram, basti pensare che i ragazzi della vera banda avevano scoperto le location delle case da derubare su Google Maps e su celebrityaddressaerial.com, mentre non resistevano alla tentazione di fotografare e postare le loro imprese. Creando un mondo parallelo in cui la realtà si è materializzata solo al momento dell’arresto.

E Ron? Anche per Rupert Grint due film che segnano un taglio netto con il passato. “The Necessary Death of Charlie Countryman” film difficilmente classificabile diretto da Fredrik Bond, in cui recita al fianco di Shia LaBeouf, Evan Rachel Wood e Mads Mikkelsen. Presentato all’ultima edizione del Sundance e in concorso alla Berlinale, non ha riscosso particolare successo. E il più interessante “CBGB” di Randal Miller, incentrato sulle vicende del celebre locale di New York in cui mossero i primi passi grandi band del genere punk rock e dove Grint interpreta Cheetah Chromee, chitarrista dei Dead Boys, ritrovando sul set anche il compagno di saga Alan Rickman, attore shakespeariano più noto come il professor Severus Piton. Il primo trailer del film è stato distribuito online il 7 agosto 2013 e l’uscita nelle sale americane è prevista per l'11 ottobre.

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