Pistorius in tribunale: «Amavo Reeva, non volevo ucciderla»

Pretoria: dichiarazione giurata dell’atleta paralimpico accusato dell’omicidio premeditato della fidanzata. «Ero terrorizzato, pensavo fosse un intruso». «La mazza insanguinata? L’ho usata per sfondare la porta del bagno dove Reeva era chiusa. Sono distrutto». E piange

In una dichiarazione giurata consegnata al giudice, Oscar Pistorius ha negato di aver voluto uccidere la propria fidanzata, la bella modella 29enne Reeva Steenkamp, e ha spiegato di aver sparato attraverso la porta del bagno a quello che riteneva fosse un intruso. «Non avevo alcuna intenzione di uccidere la mia compagna Reeva», scrive il campione paralimpico, incriminato per omicidio premeditato. «Ero profondamente innamorato di lei, entrambi ci amavamo e non avremmo potuto essere più felici», prosegue la deposizione dell’atleta, letta in aula a Pretoria, dove stamattina si è svolta la prima parte dell’udienza (poi aggiornata a mercoledì) sulla richiesta di libertà provvisoria dietro cauzione presentata dalla difesa.

Pistorius, 26 anni, ha spiegato di aver ricevuto in passato minacce di morte: per questo motivo teneva sotto al letto la pistola calibro 9 con la quale riconosce di aver «sparato attraverso la porta del bagno». Aggiunge di aver anche «gridato». Pensava, ribadisce, di dover affrontare un intruso, penetrato nell’abitazione della coppia attraverso la finestra dopo essersi arrampicato lungo il muro esterno. Quanto alla mazza da cricket insanguinata ritrovata dagli inquirenti, afferma, la utilizzò per sfondare la stessa porta, dietro alla quale la vittima si era sprangata. «Sono assolutamente distrutto per la morte della mia amata Reeva», sottolinea ancora Pistorius.

«Ero invaso da un terrore orribile», prosegue nella dichiarazione giurata l’ex asso dei 400 metri piani, che ai Giochi Olimpici Estivi di Londra 2012 riuscì ad arrivare fino alle semifinali, sebbene battendosi contro avversari normodotati. Temeva, chiarisce, che il supposto estraneo potesse aggredire lui e la ragazza. «Non riesco neppure a comprendere come io sia potuto essere accusato di assassinio, per non parlare dell’omicidio premeditato», ha puntualizzato ’Blade Runner’, come è soprannominato per le protesi in fibra di carbonio simili a ’blades’, a lame, «perché io non ho progettato di uccidere Reeva».

Argomenti:omicidiatletica

Riproduzione riservata © Il Piccolo