Più casi pendenti per la carenza di giudici e personale

Il monito di De Rosa: «Il Pnrr impone processi rapidi ma non si devono comprimere i diritti» 
An.pi.

l’analisi

La giustizia rallenta per la mancanza di personale in un momento di riforme che rischiano però di non garantire una piena tutela dei diritti degli imputati. L’apertura dell’anno giudiziario è passata inevitabilmente anche a Trieste dall’analisi di quelle che sono le riforme messe in cantiere dalla politica in chiave Pnrr per riuscire a ridurre la durata dei processi. Giuseppe De Rosa, presidente facente funzioni della locale Corte d’Appello, a margine della sua relazione, ha spiegato che «abbiamo necessità di fare riforme veloci e complesse per questioni legate ai fondi europei e questo non ci consente di vedere il quadro complessivo. Il rischio è che focalizzarsi solo sull’abbattimento dell’arretrato porti a una giustizia, diciamo, di minore qualità, o in cui la velocità è tutto, cosa che spesso non è compatibile con la tutela dei diritti». De Rosa ha comunque evidenziato come nel distretto di Trieste ci sia ancora efficienza e celerità soprattutto per quanto riguarda la giustizia civile, «le cui tempistiche di svolgimento collocano anche quest’anno il distretto ai primissimi posti in Italia». Anche in ambito penale «i risultati sono del tutto lusinghieri».

Sul fronte del personale mancano profili di funzionario giudiziario (28,57%) e contabile (25%), di cancelliere esperto (16,67%), di operatore giudiziario (15,38%) e di ausiliario (71,43%). Nel 2020-21 la durata media dei processi penali è aumentata passando da 466 giorni del periodo precedente ai 724 attuali con un aumento delle pendenze del 10%. Il settore penale ha registrato un aumento del 15% dei procedenti, passati da 1.662 a 1.907, con un totale di 3. 081 casi da definire. Calano invece del 12% le pendenze al Tribunale dei minori e dell’1% quelle del Tribunale ordinario. Aumentano del 52% quelle del giudice di pace. Le richieste di tutele per minori stranieri non accompagnati sono salite invece da 769 a 935.

Alessandro Cuccagna, presidente dell’Ordine degli avvocati, ha posto l’accento su come una difesa attenta di un imputato non possa essere vista come un intralcio: «L’avvocatura è pronta a dare un apporto per una più efficiente giustizia ma ci sono principi cardine che non sono comprimibili».—



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