Pizzolitto: «Il biscotto l’avrei lasciato anch’io ma il metodo era giusto»

«Quando fai una piazza e la rinnovi radicalmente ti attiri sempre giudizi negativi e positivi: la valutazione è di per sé soggettiva e su questo non voglio entrare nel merito, ma sul metodo, che a mio avviso è stato corretto, tant’è che perfino l’attuale giunta lo sta utilizzando, cioè il concorso di idee con ben 30 partecipanti e una seria commissione giudicatrice, non si può criticare». A parlare, dopo esser stato tirato in ballo dall’azzurro Giuseppe Nicoli, è Gianfranco Pizzolitto, ex sindaco democratico. «La commissione – spiega – decretò il vincitore, non io, e non accettare il giudizio sarebbe stato rinnegare un processo in cui si è creduto». E qui l’ex primo cittadino fa una confessione: «Anch’io volevo lasciare il biscotto e intervenire solo sulla parte centrale, ma la mia era un’idea grezza, di una persona non esperta, per questo mi è stato suggerito di mettere in piedi un sistema di valutazione che comunque, guarda un po’, verrà usato da Cisint». «Non voglio polemizzare – aggiunge – perché ognuno si assume le sue responsabilità e ha il diritto di cambiare la piazza se lo ritiene, io sono tranquillo perché il metodo usato è stato rispettato».
Quanto alla pietra «noi volevamo la piacentina, ma la Soprintendenza ci pose l’aut aut: o arenaria, che andava bene a Trieste, dove gli edifici sono candidi, però mal si adattava al caso nostro, oppure la pietra d’Aurisina, più soggetta a sporcarsi». E qui scatta un altro retroscena inedito: «A un certo punto girava con insistenza in città la voce che le lastre non fossero di pietra d’Aurisina e feci commissionare pure uno studio universitario per accertarlo in via inconfutabile e silenziare le voci. Ed effettivamente era la pietra dichiarata». Insomma, Cisint stia in campana: comunque vada, la piazza si attirerà sempre una critica. –
Ti. C.
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