«Pochi» gli orologi della truffa

La “Dobner successori”: Oppenheim non è il titolare della società

Col fiato sospeso. È in via di soluzione il mistero degli orologi da polso di gran pregio del valore stimato di un milione di euro sottratti con l’astuzia un mese fa all’interno dell’hotel “Impero” a Giuseppe Oppenheim, socio della “Dobner Successori, srl”.

Gli investigatori della Squadra mobile, diretti dal pm Massimo De Bortoli, hanno dato un nome preciso e un volto anche al secondo dei malviventi sospettati: come il primo, individuato grazie alle impronte digitali è un cittadino serbo che ha vissuto a lungo nel nostro Paese e che ora risulta irriperibile.

Gli inquirenti ritengono che la banda che ha agito a Trieste colpendo la più nota orologeria cittadina sia più articolata da quanto è emerso finora dalle deposizioni dei testimoni: due sarebbero i livelli. Uno è quello degli ideatori, organizzatori e finanziatori della “stangata”; l’altro quello degli esecutori materiali del colpo, presentatisi a Trieste a bordo di una potente Jaguar poi trovata abbandonata a Barcola.

Intanto la società “Dobner successori di Oppenheim srl” attraverso lo studio legale “Zhara Buda” di Roma, ha voluto far sapere che gli orologi sottratti non rappresentavano un «buon numero» ma «poche unità» e che «nessuno dei modelli sottratti era uscito dalle maison della Rolex, della Panerai e della Jaeger Le Coultre». In sintesi il colpo ha coinvolto modelli di un unico marchio, il più prestigioso del settore. Inoltre lo studio legale sottolinea che «la foto che correda uno degli articoli non è della gioielleria Dobner e rappresenta orologi della Rolex, non coinvolta nella vicenda. Inoltre il signor Giuseppe Oppenheim non è il titolare della società ma solo uno dei soci».

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