Polizia di frontiera verso l’addio a Opicina

Il flusso di migranti, i traffici illegali e l’allarme terrorismo. Temi “caldi” che richiederebbero attenzioni maggiori in termini di uomini e risorse. Trieste, al contrario, rischia di vedere ridimensionato le forze in campo lungo i confini. La questione è piombata sui tavoli sindacali in questi giorni, con l’annuncio a sorpresa di un dirigente della Polizia di frontiera che ha paventato la chiusura del presidio di Villa Opicina. Si tratta di una “sottosezione”, una delle tre basi operative della provincia incaricate di pattugliare i valichi dopo l’apertura delle frontiere. Cinquantaquattro chilometri in tutto. Se il provvedimento sarà confermato, i diciotto poliziotti attualmente in servizio lasceranno l’attuale presidio e verranno “spalmati” nelle altre tre sedi esistenti: quella di Rabuiese, Fernetti e il quartier generale di via XXX Ottobre per un totale di una settantina di uomini in tutto.
Opicina quindi resterebbe scoperta. L’ipotesi, comunicata da uno dei responsabili del settore, Antonio Grande, rientra in un piano ministeriale di riorganizzazione. «Non c’è però nulla di definitivo - smorza il dirigente -. Si tratta di una possibilità. In ogni caso si tratterebbe di uno spostamento numerico di uomini da una parte all'altra: non si riducono gli organici». Ma l’indicazione statale è stata messa a verbale e tanto è bastato per accendere la accesa. «Non si può togliere il presidio di Opicina, non ce la facciamo a monitorare tutto il territorio», denuncia Lorenzo Tamaro, segretario provinciale del Sap. Non a caso, proprio recentemente, la polizia italiana si è accordata con le forze dell'ordine slovene per monitorare l'intera area in modo congiunto. «Chiediamo da tempo un aumento di personale sulla zona confinaria di Trieste e non solo - accusa il sindacalista - ma che non c’è a causa di una sciagurata politica dei tagli. Il presidio del territorio invece è fondamentale nella lotta al contrasto dell'immigrazione».
Il Sap è sul piede di guerra: «In questi giorni, contrariamente a quanto servirebbe, la nostra amministrazione ha paventato la soppressione della Sottosezione di Villa Opicina, una postazione che ha funzioni di retro-valico. Una scelta, come ci è stato riferito, motivata dalla necessità di distribuire le attuali risorse tra le rimanenti Sottosezioni ed il Settore polizia di frontiera (via XXX Ottobre, ndr). L’annuncio è stato dato sotto le mentite spoglie della “razionalizzazione” e di un miglior impiego del personale. Frasi e parole già sentite in passato, in occasioni di analoghe iniziative, accompagnate dalle promesse di aumento delle pattuglie e della sicurezza in strada, sempre disattese», aggiunge Tamaro. «Abbiamo invece assistito a un arretramento della sicurezza e uno svilimento professionale per gli operatori».
Il Sap ricorda quanto avvenuto in passato con il commissariato di Rozzol-Melara: in cambio del ridimensionamento della sede, il polo San Sabba avrebbe potuto contare su una presenza di pattuglie 24 ore al giorno. «Mai viste - rileva il sindacalista - e oggi la nostra zona confinaria, che consta di ben 54 km e che ha subito negli anni, pur mutando la tipologia del servizio in funzione di Schengen, una riduzione di quasi due terzi del personale, a nostro avviso non appare sufficientemente presidiata. Lo stop della sottosezione di Frontiera di Villa Opicina non porterà alcuna miglioria, anzi». La soluzione ottimale, suggerisce Tamaro, «resta quella di rinforzare tutte le basi ai valichi, ciò però non è possibile a causa di un blocco troppo prolungato del turn-over».
Sul caso si sta muovendo anche la prefettura che in queste ore ha avviato approfondimenti.
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