Ponterosso ritrova i suoi “wc” Ma i bagni pubblici latitano

Le altre toilette comunali attive si trovano solo a Barcola e al Giardino pubblico La scomparsa dei vespasiani si lega alle riqualificazioni stradali fatte nel tempo
Foto Bruni 14.08.15 Giardino pubblico
Foto Bruni 14.08.15 Giardino pubblico
Dopo lunghi periodi di chiusura e aperture a singhiozzo, sono stati riaperti i servizi igienici comunali di piazza Ponterosso. Quei bagni sono tra i pochi rimasti attivi in città assieme a quelli sistemati nella pineta di Barcola e all’interno del Giardino pubblico, dove però l’accesso diretto da via Giulia è spesso chiuso con un lucchetto. Di conseguenza i servizi restano aperti solo fino alle venti (chiusura anticipata alla diciannove quando è autunno e inverno) e vi si accede solo entrando nel giardino.


«In quelli di Ponterosso c’era una perdita alla condotta idrica - spiega l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Elisa Lodi - e il danno è stato riparato, l’altra settimana è stato fatto un sopralluogo e ora i servizi igienici sono stati riaperti». Un difetto di quella struttura, l’unica conservata a fronte della riqualificazione di una piazza, è una scarsa segnaletica. Per un turista non è facile trovare quei bagni comunali, non c’è un’indicazione evidente. Ma anche in questo senso l’amministrazione comunale sta cercando una soluzione.


La carenza di servizi igienici comunali, di vespasiani, è da tempo segnalata dai cittadini. Anche a fronte di un inasprimento delle multe comminate a chi viene sorpreso a fare pipì per strada. Negli anni tutti i vespasiani e i bagni pubblici interrati presenti in città sono stati chiusi, distrutti, “cancellati” da ristrutturazioni di piazze e vie. Le persone più anziane ricordano la presenza di questo tipo di strutture, ad esempio, al centro di piazza della Borsa (con un sistema sotterraneo identico a quello di Ponterosso) oppure in piazza Vittorio Veneto (fino a quando la piazza non è stata ridisegnata e riqualificata creando un parcheggio sotterraneo).


Altri wc comunali si potevano trovare in via Arsenale (esattamente accanto al teatro Verdi), in via della Cattedrale, in piazza Puecher o in largo Barriera (davanti allo storico negozio di calzature Donda).


Servizi igienici comunali erano presenti sulle Rive, in via San Francesco, in via Giotto, sotto la scala di via dello Scoglio ma anche all’altezza di Androna degli orti, a Roiano (vicino al ponte) e in passaggio Sant’Andrea. In città inoltre c’erano diversi orinatoi, delle strutture realizzate talvolta in lamiera, i veri vespasiani, riservati solo agli uomini come quello che qualcuno ricorda in via Rossetti.


Esattamente dieci anni fa, nel 2007, per dare una risposta a quanti chiedevano che venissero ripristinati i bagni pubblici ma anche ai turisti abituati a trovare strutture simili in altre città, l’allora assessore comunale Paolo Rovis propose di importare dall’Inghilterra dei servizi igienici a scomparsa.


L’iniziativa suscitò ilarità ma poi fu il Comune di Milano a realizzare la medesima idea utilizzando proprio le strutture a scomparsa sotterranea inventate e distribuite dalla ditta olandese Urilift indicata da Rovis.


Mentre a Trieste - con la movida che avanza e i turisti che crescono di anno in anno - a questa esigenza non è ancora stata data una risposta. Multando però chi fa la pipì a cielo aperto e investendo di questo servizio i pubblici esercizi che però, per legge, non hanno alcun obbligo di consentire a chi non consuma di usufruire dei servizi igienici.


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