Premio al pioniere del dialogo con l’Austria

di Giovanni Tomasin «Sono cresciuto con l'odio verso i popoli tedeschi, lasciatoci in eredità dalla guerra. Dopo aver conosciuto quei popoli, ho capito che non erano quel che si raccontava e ho deciso di farci la pace». Attento tessitore di un dialogo transfrontaliero basato sulla memoria, ideatore degli incontri Italo-Austriaci della pace, Mario Eichta ha ricevuto ieri il Vessillo della libera provincia dell'Istria: è la più alta onorificenza che l'Unione degli istriani conferisce a chi si contraddistingue nella ricerca e nella pace. Il riconoscimento gli è stato dato nella sede dell'Unione, a palazzo Tonello, e segue quelli che Eichta ha già ricevuto dalla Repubblica italiana, da quelle d'Austria ed Ungheria. La cerimonia si è svolta alla presenza della presidente della Regione Debora Serracchiani. Ma in cosa consiste il lavoro di Eichta? Per inquadrare subito la vicenda, basti dire che fu lui a far restaurare il monumento dedicato ai cittadini del Litorale sfollati dagli austriaci nel campo di Wagna durante il Primo conflitto mondiale, dove vissero le dure condizioni del profugo. Mario Eichta è nato a Merano nel 1941 da genitori trentini. Racconta di lui l'Unione degli istriani: «E’ stata proprio la sorte subita dal padre Luigi a far nascere in lui fin dagli anni Settanta la passione per il ricordo delle vittime e dei perseguitati civili». Luigi Eichta fu infatti sospettato durante la Grande guerra «di avere simpatie per il regno d’Italia e nel contempo di tramare con la sua associazione di lavoratori cattolici trentini, quindi di lingua italiana, contro l’impero, venne accusato ingiustamente di spionaggio, arrestato il 26 maggio del 1915 e poi destinato nelle baracche del campo di internamento di Katzenau, attuale sobborgo di Linz, ed in seguito mandato al confino ad Hollabrunn, a nord di Vienna». Quell'esperienza fu dirimente per il figlio. Dopo aver dedicato una vita a intessere rapporti transfrontalieri fra Trentino e Austria, Mario Eichta è stato l’ideatore ed organizzatore dei già citati "Incontri italo-austriaci della pace a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande guerra" che si sono svolti a partire dal 1992 in località dei due paesi. Così ha raccontato la sua svolta personale: «Lavorando per la provincia autonoma di Trento fui tra i primi a dover lavorare ai rapporti transfrontalieri con il Tirolo. Conobbi quel popolo e decisi di farci la pace. All'inizio tutti dubitavano delle mie iniziative: gli austriaci temevano che lavorassi per i servizi italiani, gli italiani viceversa. Poi, lentamente, le cose sono cambiate in meglio». Ha dichiarato il presidente dell'Unione Massimiliano Lacota: «L'attività di Eichta è unica, magari ci fossero più figure della sua statura. Il nostro è un modo più che adeguato per riconoscere i grandi meriti di Mario Eichta - dice -, il quale si è impegnato fin dagli anni Settanta per individuare, segnalare e rendere fruibili i numerosi luoghi di detenzione delle popolazioni civili evacuate durante il conflitto, come nel caso dell’ex campo di Wagna, nella Stiria, nei pressi del quale venne eretto un monumento in ricordo delle migliaia tra istriani, monfalconesi, ronchesi – moltissimi anche sloveni - colà deportati ed internati». Ha dichiarato Serracchiani: «Le esperienze personali e famigliari di Eichta, inserite nei grandi conflitti che hanno colpito le sue terre come le nostre, hanno germogliato una realtà come gli incontri Italo-Austriaci per la pace, che hanno incarnato al meglio lo spirito dell'Europa. Un'Europa che oggi è messa in discussione e che oggi più che mai va tutelata». La presidente ha citato poi la possibilità che si tenga nei prossimi anni un grande incontro Italo-Austriaco della pace per il 2018, alla presenza di tutte le associazioni d'arma dei paesi coinvolti nel conflitto.
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