Prestazioni sessuali pagate con i quadri, ma prostituta e amico poi pretendono i soldi

Accusati d’estorsione nei confronti di un pittore di Monfalcone. Lei patteggia, lui assolto per non aver commesso il fatto
Bumbaca Gorizia 26.09.2018 Il Tribunale di Gorizia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 26.09.2018 Il Tribunale di Gorizia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

MONFALCONE. Galeotta era stata quella mostra, l’arte diventata “ambasciatrice” di passione, per meglio dire slanci declinati in un vero e proprio rapporto fisico. A pagamento. Uno sforzo economico tuttavia non più sostenibile, traducendosi in una sorta di accordo, la prestazione sessuale contraccambiata con i quadri dell’artista. Ma quella che sembrava un’intesa condivisa si era trasformata in dissidio. Fino ad approdare nell’aula del Tribunale. La donna è finita a processo assieme ad un amico, accusati di estorsione. Lei ha patteggiato.

L’ultima udienza, davanti al Collegio giudicante presieduto da Marcello Coppari, giovedì ha chiuso la vicenda con il pronunciamento della sentenza nei confronti di Silvano Kristancic, settantenne di Gorizia: è stato assolto per non aver commesso il fatto. Formula piena, non c’è prova che fosse stato proprio Kristancic a minacciare l’artista rivendicando il pagamento in denaro di quei trascorsi d’amore, considerato peraltro che i due uomini non s’erano mai incontrati.

Certo è che per il monfalconese non è stata un’avventura semplicemente da dimenticare. Il pittore monfalconese, all’epoca 57enne, se l’era trovata proprio lì, quella donna evidentemente piacente, che attratta dalle opere su tela, aveva visitato l’esposizione, rimanendone colpita. S’erano conosciuti così, ma non era stata una casuale e isolata stretta di mano. L’artista e la signora goriziana avevano rinnovato gli incontri nell’approfondire la loro amicizia. Da allora, infatti, avevano iniziato a sentirsi e a frequentarsi.

I rapporti sarebbero stati comunque espliciti, a quanto pare lui le avrebbe proposto di pagarla per le sue concessioni amorose. Un ruolo dunque inequivocabile, quello della donna che, arte a parte, non aveva mimetizzato la sua professione. Prezzo stabilito, insomma, per la prestazione sessuale. La storia s’era protratta per circa un anno, forse nel frattempo era maturato qualcosa di più tra i due, una certa simpatia, se non altro per la condivisione del trasporto impresso dalle pennellate di colore che dalla tavolozza prendevano forma.

Ma gli accordi erano accordi. E puntualmente l’artista provvedeva a compensare in denaro le attenzioni della sua “musa”. Finché i soldi scarseggiavano nelle sue tasche, non essendo più in grado di onorare i pagamenti. Avrebbe potuto significare un addio, se non fosse che s’era raggiunto un accordo. Alla prestazione sessuale un controvalore alternativo. I quadri dell’uomo. Sembrava tutto a posto, ma ad un certo punto la situazione aveva iniziato a prendere una piega diversa. Pare infatti che allora l’amico Silvano, come lei l’aveva presentato a distanza al monfalconese, avrebbe avuto a che dire dell’inedito “pagamento”. Sta di fatto che si pretendevano i soldi, rivendicando il pregresso.

Il “pressing” si sarebbe tradotto, come è emerso nel corso del processo, in due telefonate e tre lettere anonime. Minacce quindi senza che il monfalconese avesse avuto modo di incontrare l’amico Silvano, avendone ascoltato la sola voce attribuita al Kristancic dalla donna, nel momento in cui si trattava di porre le condizioni.

La stessa signora, chiamata a testimoniare a processo, ha poi invece dichiarato che l’amico in questione fosse un’altra persona. Elementi, a questo punto, insufficienti per dimostrare la responsabilità di Kristancic, assolto per non aver commesso il fatto.

Il processo si è protratto comunque per circa un anno, a fronte di quattro udienze, oltre a quella preliminare. Niente commenti, ma evidente la soddisfazione del legale difensore, avvocato Pierluigi Fabbro, che ha ottenuto per il proprio assistito la sentenza assolutoria con formula piena.

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