Prete accusato di violenza sessuale ma sono passati troppi anni: reato prescritto

In primo grado a don Federico De Bianchi erano stati inflitti 3 anni di reclusione. Dagli episodi contestati al religioso relativi a 4 pazienti sono passati sedici anni

Rossana Santolin
Don Federico De Bianchi
Don Federico De Bianchi

Si conclude con una sentenza di non luogo a procedere per prescrizione del reato il processo in appello a carico di don Federico De Bianchi, condannato in primo grado a tre anni di reclusione per violenza sessuale su un paziente psichiatrico dell’ospedale di Vittorio Veneto.

Il verdetto arrivato il primo dicembre mattina mette la parola fine a un lungo iter giudiziario iniziato dieci anni fa e riferito a fatti risalenti al 2009 e 2010.

Il prete social

De Bianchi, 47 anni, originario di Oderzo (difeso dagli avvocati Stefano Trubian e Massimiliano Paniz), ex parroco anche di San Giovanni di Livenza, all’epoca prestava servizio nelle parrocchie vittoriesi di Santa Giustina e Val Lapisina.

L’approccio moderno e l’uso disinvolto di Facebook per comunicare le attività della parrocchia e lanciare messaggi ai fedeli gli erano valsi il soprannome di “prete social”. In quel periodo il sacerdote era inoltre cappellano negli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto, dove sarebbero avvenute le molestie ai danni di quattro pazienti dei reparti di psichiatria. Accuse che crearono un terremoto all’interno della diocesi e che fin dall’inizio De Bianchi ha respinto con fermezza rinunciando a qualsiasi forma di patteggiamento.

Il processo durato sei anni e la condanna

Nel 2023 dopo un processo durato quasi sei anni, è arrivata la condanna a tre anni di reclusione (la Procura ne aveva chiesti otto) oltre all’interdizione perpetua per le attività di assistenza, in riferimento ai fatti denunciati da un paziente diciannovenne, l’unico dei quattro accusatori ad essere sentito in incidente probatorio prima del processo.

Prescritti i reati riferiti alla testimonianza di altri due pazienti, mentre relativamente alla denuncia di un quarto paziente, De Bianchi è stato assolto perché il fatto non sussiste non essendo emerse prove tali da sostenere un’accusa.

il primo dicembre la sentenza, preceduta nei giorno scorsi dalla revoca della costituzione delle parti civili, con cui termina il ricorso in appello annunciato dai legali del sacerdote che negli anni si è sempre detto «fiducioso nella giustizia». —

 

Riproduzione riservata © Il Piccolo