Prima la grande svendita poi la chiusura Scatta la quota 100 per il negozio Marinigh

La titolare, signora Laura, va in pensione e l’ampio store su tre piani e magazzino cessa l’attività. Fu aperto negli anni ’60
Bonaventura Monfalcone-31.10.2019 Marinigh vestiario-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-31.10.2019 Marinigh vestiario-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



Più che un lavoro, una passione. C’è un numero che spiega tutto, di questa longeva storia commerciale che ora fa disperare i clienti più affezionati per l’incombente fine, ed è il 1956. In quell’anno Gino Marinigh, fondatore del più grande negozio di abbigliamento a Monfalcone, uno spazio su tre piani con vicina appendice di due livelli per vetrina e magazzino, fece due cose che in seguito si sarebbero rivelate decisive: aprire la prima bottega in via San Francesco, in zona oggi occupata da un’agenzia, e scommettere sui tessuti poco prima che il boom degli abiti confezionati in fabbrica deflagrasse anche qui. Aveva un’arma segreta: le abili mani di sarta, capaci di confezionare cappotti e camicette su misura, della sua dolce metà Anna. Di lì a qualche anno, verso metà dei Sessanta, i due si sarebbero spostati in piazza Cavour, inaugurando “Confezioni Marinigh” un negozio che a dispetto delle crisi abbattutesi sul settore dell’abbigliamento negli ultimi decenni, non ha mai perso smalto. Un indirizzo frequentato anche dalla politica, per le cravatte regimental, le camicie Xacus e gli eleganti completi da uomo, ma anche per i parka Woolrich e gli abiti lunghi da cerimonia per signora. Tra i clienti gli ex sindaci Adriano Persi, Gianfranco Pizzolitto, Silvia Altran, l’ex assessore Paola Benes.

Non è stata pertanto la concorrenza dei centri commerciali e neppure dell’e-commerce a convincere Laura Marinigh, 62 anni, figlia di Gino e attuale titolare delle vetrine, ad abbassare la serranda, bensì quota 100. Lo stesso provvedimento che ha svuotato gli uffici del municipio. Infatti la decisione è stata compiutamente maturata appena una dozzina di giorni fa, quando l’Inps ha dato il suo placet. E quello della pensione, si sa, è «un treno da prendere al volo perché chissà quando ne passa un altro, col rischio magari di dover lavorare fino a 67 anni o forse più se frattanto il legislatore cambia le carte in tavola», riflette l’imprenditrice.

Comunque non si è trattato di una scelta facile, anzi. «Per me rappresenta un grosso problema emotivo – spiega Laura Marinigh –: non riesco a immaginare una vita senza il negozio». Quando il papà Gino, ormai scomparso, decise di trasferirsi in piazza Cavour Monfalcone appariva molto diversa. In via 25 Aprile c’erano solo campi e al posto della Coop uno spiazzo dove stazionava con regolarità il circo, mentre sul sito del negozio si collocava un cinema all’aperto. Molti non lo sanno, ma la galleria Marinigh che inspiegabilmente segò in due l’attività, determinando problemi logistici di non poco conto alla famiglia, nei progetti del costruttore dello storico palazzo non avrebbe dovuto piazzarsi lì: il Comune espropriò l’area per creare una direttrice continua da via Sant’Ambrogio al mercato coperto, così da erigere uno spazio espositivo all’asciutto per gli ambulanti. Un progetto ripreso in seguito e mai attuato.

Tutti questi ricordi sono intatti nella memoria di Laura, cresciuta di pari passo al negozio, perché quando «hai un’attività in famiglia pranzi e ceni parlando di quello». Fino a cogliere il testimone. E ora, dopo tanti anni, è arrivato il tempo di avviare l’ultima, grande svendita. Si concluderà il 22 dicembre, con il classico fuori tutto. Ma come l’hanno presa, i clienti, questa chiusura imminente? «Con gran dispiacere: c’è chi si è messo a piangere – replica Laura –. Poi, certo, c’è pure quello che attende solo i saldi...».

Sul destino dell’ampio immobile è prematuro sbilanciarsi, ma la proprietaria è aperta sia a concedere gli spazi in affitto sia alla vendita. «La notizia è fresca e non ho ancora ricevuto proposte – spiega –, vediamo se qualcuno vorrà farsi avanti». «Ai giovani – conclude Laura Marinigh, in passato parte attiva in Ascom e Viva centro – dico invece di crederci sempre, in questo mestiere. E di cercare di evolvere, rimanendo “affamati” come diceva Steve Jobs: è così che un’attività va avanti tanti anni. Bisogna riuscire ad anticipare i fenomeni e saper cambiare. Soprattutto non avere paura di sbagliare, perché ai giovani si perdona tutto, ai vecchi no». –



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