Prime prove di dialogo tra Gorizia e Monfalcone

Un filo non certo di colore rosso lega ora Gorizia e Monfalcone. L’appartenenza allo stesso schieramento politico dei sindaci Ettore Romoli e Anna Maria Cisint consentirà forse di siglare la pax provinciale che puntualmente, dagli inizi degli anni Novanta, viene messa in discussione quando si parla di sanità. Questo almeno è l’auspicio. Le due città da sempre rivali provano adesso a dialogare pur fra mille problemi, l’atavica conflittualità dovrebbe finire. Ma c’è il nodo delle nomine. Banco di prova quella imminente del nuovo vertice di Irisacqua in scadenza il 31 dicembre. E già qui, a sentire Romoli e Cisint, ci vorrà un atto di buona volontà per superare assieme l’ostacolo.
Tuttavia le visioni di Romoli e Cisint non sempre convergono. L’esperto e paludato Romoli prende alla larga il tema del rapporto con Monfalcone («mai avuto problemi a livello istituzionale, semmai i problemi li hanno creati altri: vedi il caso della nostra scelta di non entrare nel Consorzio industriale di Monfalcone»); Cisint - beato entusiasmo dell’esordiente - invece va subito al sodo: «sì alla collaborazione con Gorizia, ma noi guardiamo soprattutto al litorale».
E allora sotto con Irisacqua.
Romoli: «Le nomine nelle utility provinciali sono sempre avvenute in un clima di armonia tra Sinistra e Destra Isonzo». Tradotto: Zanotto, centrodestra goriziano a capo di Isa Ambiente; Bolzan, centrosinistra isontino al vertice di Irisacqua. Ancora Romoli: «Le due società hanno operato bene, hanno erogato servizi all’altezza e questo è ciò che conta. Vedremo di trovare una soluzione buona anche questa volta».
I Comuni di Gorizia e di Monfalcone detengono la maggioranza delle quote di Irisacqua e con ciò comandano l’assemblea. Bolzan, a sentire Cisint, può cominciare a preparare le valigie: «Bolzan è stato un ottimo presidente di Irisacqua sostenuto da una dirigenza molto competente. Ma ciascuno, finita un’esperienza, deve lasciare lo spazio agli altri. L’alternanza significa apporto di nuove idee. Per me l’alternanza nelle posizioni dirigenziali è la linfa vitale nelle aziende».
A Gorizia affiorano periodicamente i mal di pancia per la spoliazione della città. Ultimo caso quello sollevato da Autonomia responsabile che vorrebbe bloccare le nomine del consiglio di amministrazione della Fondazione Carigo.
Già, è questa forse la partita più impegnativa dei prossimi mesi.
Romoli: «Non ho mai detto che la presidenza della Fondazione Carigo deve spettare a un goriziano. Certo, come sindaco di Gorizia mi spenderò perché questo avvenga. Auspico sia un goriziano ma ricordo che non spetta a me la nomina. La scelta spetta al consiglio di indirizzo». Organo che si compone di 17 persone indicate da enti e organismi non solo provinciali. Il Comune di Gorizia ha indicato Bruno Pascoli e Livia Zuccalli; quello di Monfalcone (giunta Altran) Gianluca Trivigno.
Cisint: «Curriculum e visione. È questo il metodo che adotterò per qualsiasi nomina. È finito il tempo di assicurare ai politici poltrone comode, oggi pretendiamo competenza. Ficcherò il naso ovunque per assicurare a tutti i cittadini pari opportunità. Ora Monfalcone è la mia famiglia e io difenderò la mia famiglia».
Curriculum e visione. Tra i pretendenti non goriziani alla presidenza della Fondazione Carigo c’è Paolo Polli, già presidente Apt, area centrosinistra. Polli è stimato da Romoli, pure da Cisint, ma: «A parità di competenze scelgo la visione. Credo sia naturale prediligere colui la cui visione è più vicina alla mia. In verità non ho ancora messo la testa sulle nomine in Fondazione. Qui a Monfalcone ci sono ben altre emergenze ora, soprattutto quella del lavoro e per questo credo che creare sinergie con il litorale possa anche dare risposte occupazionali»
Sullo sfondo resta sempre lei, la sanità, la madre di tutte le baruffe tra Gorizia a Monfalcone. Dai tempi del dualismo Mario Brancati e Gianpiero Fasola ne è passato di tempo, ma la scia vischiosa del campanilismo ogni tanto fa scivolare qualcuno.
Romoli: «Cisint ha messo il dito nella piaga, la sanità isontina va rafforzata. Mi auguro però non si ricominci la guerra tra poveri».
Cisint: «Ho in mente il tono dell’assessore regionale Telesca quando diceva: “Gorizia e Monfalcone litigano sempre”. Il dualismo è nocivo, implica la perdita di occasioni per agire in sinergia, specialmente in un piccolo ambito territoriale così piccolo come il nostro che deve fare fronte comune contro territori più ampi».
Un filo non certo di colore rosso che lega Gorizia e Monfalcone appare già piuttosto teso, ma siamo appena alle prove di dialogo.
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