«Progetti Ezit in salvo solo se il commissario non è un liquidatore»

«Con amarezza porgo cordiali saluti». Stefano Zuban 57 anni, imprenditore artigiano nel settore edile, già vicepresidente dell’Ezit al tempo di Mauro Azzarita, avrebbe preferito un epilogo diverso per chiudere il suo mandato alla guida dell’Ente zona industriale. In una lettera mandata a Debora Serracchiani e a Sergio Bolzonello, vertici della Regione Fvg, preannuncia le dimissioni dalla carica, vittima di una slavina fiscale da 8,3 milioni.
Bonifiche, Olcese, Rilancimpresa, Punti franchi alle Noghere. Quattro priorità dell’attività Ezit a rischio estinzione se l’ente perirà?
Dipende dalla soluzione immediata che la Regione, organo di vigilanza e controllo, vorrà assumere. Se la strada imboccata porterà al commissariamento, due saranno le ipotesi: per continuare o per liquidare. Nel primo caso il commissario potrà occuparsi delle quattro priorità. Se si opterà per un liquidatore, la vedo più difficile.
Lei farebbe il commissario?
No. In questi mesi ho pagato un prezzo alto alla mia vita privata e debbo lavorare.
E se nominassero il direttore Francesco Forte?
E’ solo parzialmente un problema di uomini, è soprattutto una questione di politica economica. Cioè, come non svendere un patrimonio pubblico da 120 milioni.
Come classifica le quattro priorità progettuali di cui abbiamo parlato?
Capolista Olcese, che tiene congelati 6,7 milioni. Secondi pari merito Punti franchi e bonifiche, perchè sono temi che si intersecano. Infine Rilancimpresa.
Dieci milioni dalla Regione alla Camera di commercio per vostre competenze. Le è seccato?
No. L’importante è che le risorse arrivino agli interessati.
Ma se non sarà possibile salvare Ezit, cosa si dovrà fare?
Credo che la proposta Cosolini di mettere le competenze in capo all’Uti sia sensata. Ma oggi l’Uti non c’è, ecco perchè è difficile prescindere dal commissariamento. L’essenziale è che i beni restino alla città, in mano pubblica. Meglio non entrino in gioco interessi settoriali.
Teme che l’intervento regionale possa essere un pretesto per “allontanare” il patrimonio Ezit da Trieste?
No, perchè giovedì scorso Debora Serracchiani è stata esplicita: i beni Ezit restano alla città, indicateci - ha detto - quale è per voi la soluzione giuridico-organizzativa praticabile. Penso sia la migliore smentita alle voci di un complotto contro Trieste e contro Cosolini.
Non si è sentito un po’ abbandonato in questa incredibile vicenda?
Non direi. Alcune personalità politiche, come Roberto Cosolini ed Ettore Rosato, si sono subito rese conto della situazione.
Ma non sono bastate. Non crede che la Regione avrebbe dovuto intervenire con più tempestività?
Secondo me, la macchina burocratica ha reagito con lentezza a fronte di una situazione che invece avrebbe richiesto tempi rapidissimi. Comunque, le responsabilità di questa vicenda affondano le radici in molte giunte regionali. La presidente si è comportata con senso di responsabilità: anche per lei non deve essere stato semplice prendere atto che a Roma non c’è spazio per far passare una norma specifica su Ezit.
Da un punto di vista tecnico, quando pensa che gli amministratori Ezit dovranno dimettersi?
Entro il 9 novembre, quando scadrà il termine di Equitalia. Ho convocato il consiglio per giovedì 5 novembre.
Impossibile la retromarcia?
La vedo dura. Abbiamo tre scelte: rateizzare il pagamento, conciliare prima dell’udienza avanti la Commissione Tributaria del 24 novembre, non decidere. Nei primi due casi non abbiamo liquidità sufficiente, nella terza ipotesi rischieremmo di aggravare con il peso degli interessi il conto da pagare.
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