Quando ad Amsterdam nel ’49 l’inno fu inciso dal “4 con”

La Canottieri Timavo ha festeggiato le sue “glorie”. La quasi centenaria società remiera ha voluto rendere merito ad alcuni protagonisti delle imprese sportive più prestigiose da cui è nato l’impegno a proseguire puntando sui giovani e sull’esperienza di campioni del recente passato.
Nella serata dei ricordi si sono così ritrovati Vladimiro “Miro” Bobig, classe 1920, campione europeo ad Amsterdam nel 1949 con il “4 con” (Bobig, Tagliapietra, Delise e Giurissa, timoniere Suzzi, allenati dall’indimenticabile “Cilo” Bobig) e tre presidenti, tutti classe 1922 che si sono avvicendati alla guida della società dal 1966 agli anni ’80: l’ingegner Manlio Lippi, ex direttore del cantiere di Panzano Crda-Italcantieri, il più longevo con 16 anni di presidenza, l’indimenticabile professor Umberto Sanzin, campione italiano con il leggendario “otto” societario nel 1947 e ‘48 e il geometra Giovanni German, anch’egli campione italiano con l’“otto” nel 1948.
La grande storia della Timavo, cominciata novantuno anni fa, ha vissuto il suo primo momento esaltante nell’immediato dopoguerra, nel 1947, con il triennio d’oro. Dal 1947 al 1950, infatti, la società biancoblù è stata capace di inanellare quattro titoli italiani assoluti, uno europeo, la vittoria in sei regate internazionali, oltre a otto titoli regionali, con due atleti, Mario Chicco ed Elio Demarin, che furono scelti per partecipare alle Olimpiadi di Londra del 1948. La ripresa dell’attività agonistica dopo la fine della seconda guerra mondiale fu molto vivace e iniziò con la creazione di un mitico armo a otto vogatori, composto da Mario Chicco, Elio Demarin, Miro Bobig, Livio Suzzi, Aldo Persi, Mario Tagliapietra, Umberto Sanzin, Renato Giurissa e Sergio Faccin, imbattibile in quegli anni a livello nazionale. Poi arrivò l’oro di Amsterdam, nel 1949, con il “4 con” e, come racconta il grande Miro Bobig nel libro “Storia dello sport a Monfalcone”, si verificò un episodio curioso legato alla vittoria dei monfalconesi. La vittoria fu tanto imprevista che, nella “discoteca” dell’organizzazione, non esisteva l’inno di Mameli. Ci pensarono gli stessi atleti italiani a inciderlo. Una scelta provvidenziale visto che l’inno italiano risuonò più volte, non soltanto per il “4 con” ma anche per altri successi azzurri nelle cerimonie di premiazione di altre categorie.
Ciro Vitiello
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