Quattro anni e sei mesi al palo del colpo all’Unipol

Pesante condanna per Mauro Loy smascherato da un’intercettazione telefonica Fu complice di Diego Presbiteri trovato morto a Mestre 15 giorni dopo la rapina
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 31/08/15 - Piazza Oberdan, Unipol Banca, Rapina
Lasorte Trieste 31/08/15 - Piazza Oberdan, Unipol Banca, Rapina

Quattro anni e sei mesi al “palo” della rapina all’Unipol. La condanna è stata inflitta a Mauro Loy, 29 anni, al termine del processo celebrato con rito abbreviato dal gup Laura Barresi. Il pm Cristina Bacer aveva chiesto una condanna a sei anni. Loy è stato difeso dall’avvocato Alberto Coslovich. Il colpo da 81mila euro era stato messo a segno il 31 agosto dello scorso anno. L’uomo - secondo le indagini della Squadra mobile - aveva “coperto” l’azione di Diego Presbiteri De Lassis, 43 anni, il bandito che era entrato in banca, trovato due settimane più tardi senza vita in un canale di scolo di Campalto, alla periferia di Mestre, rimasto vittima - come era stato riferito successivamente dagli inquirenti - di una caduta in seguito a un malore dovuto all'assunzione di stupefacenti.

Loy è stato anche ritenuto, sempre in concorso con De Lassis, responsabile del maldestro furto di un furgone Fiat Iveco di proprietà della ditta Tecnigarden avvenuto il giorno prima della rapina. Il furgone poi era stato utilizzato per colpire, come un’ariete, la colonnina della cassa del distributore Eni Agip di via Forlanini. Un colpo, però, che era finito appunto maldestramente a vuoto, col furgone rimasto incastrato contro una colonnina di carburante. E con i due ladri che scappavano nel buio della notte. Loy era stato arrestato nello scorso febbraio. Si era smascherato da solo durante una telefonata intercettata dagli investigatori della Squadra mobile. «Sono stato pagato per fare il palo fuori dalla banca», aveva raccontato quasi inorgoglito al suo interlocutore durante una conversazione telefonica captata, come detto, dagli investigatori della Questura.

Da lì l’inchiesta si era infittita e c’era stata un’accelerazione sfociando, infine, nella misura cautelare degli arresti domiciliari. Nel corso della perquisizione a casa sua gli investigatori avevano trovato e sequestrato tra l’altro anche un walkie-talkie che viene ritenuto uno degli strumenti utilizzati per quella rapina, dato che le telecamere della banca ne avevano mostrato uno, apparentemente compatibile, che spuntava sotto la sciarpa del rapinatore. Il segno che l’uomo dentro aveva un “appoggio” da uno che stava fuori.

Era poi emerso un ulteriore particolare: il “partner” di Loy nel furto del furgone e nel successivo assalto alla stazione di servizio, datato qualche giorno prima della rapina, era stato identificato proprio in Presbiteri De Lassis, al quale poi la sera del colpo in banca lo stesso Loy, secondo le indagini, era andato a comprare dei vestiti nuovi affinché si potesse disfare di quelli vecchi usati al momento dell’irruzione nella filiale della banca Unipol. Era stato il prologo della partenza di De Lassis da Trieste per cambiare aria. La Mobile infatti era risalita alla sua identità in sole 24 ore e ne aveva ripreso le tracce, prima di riperderle in attesa che si perfezionassero le pratiche per la cattura, nella zona di Mestre, dove il triestino in fuga aveva cambiato a un “cambia valute” circa 1.500 euro in moneta straniera rubata proprio il 31 agosto all’Unipol.

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