Quei 521 lenzuoli bianchi del cimitero di Cormons

CORMONS. Dicono che i cimiteri raccontino la storia dei luoghi meglio di qualunque altro sito.
E a Cormons è proprio così: i camposanti qui assumono un ruolo di fondamentale segnalibro in quel volume di Storia con la esse maiuscola che si legge attraversando queste terre.
Lo è sicuramente quello militare austroungarico di Brazzano, dove trovano pace eterna 534 caduti della Grande guerra, tra cui 147 soldati russi fatti prigionieri sul fronte orientale dall'esercito imperiale.
Ma se quello della frazione è un cimitero che rammenta ad ogni visitatore quali drammi abbiano scosso contemporaneamente un territorio ed un intero mondo, quello di Cormons racconta in modo più dettagliato la quotidianità della Storia di cui sopra.
Il succedersi delle abitudini e delle decisioni intraprese nel tempo e le conseguenti ricadute avute sulla vita e sulla morte dei cormonesi si nota tomba dopo tomba: e per questo l'evoluzione della città si comprende bene visitando il luogo dove riposano migliaia di cittadini che non ci sono più. I loro nomi, innanzitutto, raccontano l'epopea di queste terre: nobili costruzioni funebri di inizio Novecento - sebbene accusino l'incedere del tempo che avanza - si stagliano severe ospitando defunti dall'inequivocabile cognome tedescofono, a testimonianza di come Cormons, all'epoca, non fosse italiana.
Ma vicino ad esse si ergono anche tombe in cui riposano familiari il cui cognome è il medesimo, ma a cui quello stesso Novecento, con il suo irruento procedere, ha tolto o poi nuovamente aggiunto una C o una G alla sua radice italianizzata.
E poi c'è la peculiarità che forse più di tutte le altre rappresenta la tradizione cristiana di quest'area, che ha cambiato Stato un centinaio di anni fa ma che ha sempre mantenuto una propria cultura cattolica, che si fosse in Austria o in Italia: e le 521 sorelle della congregazione delle Suore della Provvidenza che riposano in tre distinte aree del cimitero cormonese rappresentano quell'istituzione che ha attraversato senza tentennamenti gli ultimi 150 di storia della città.
Prima delle Suore della Provvidenza, fino al 1812, c'era stata un'altra presenza religiosa, quella delle Consorelle della Carità, costrette però a cessare la propria attività in quell'anno a causa della soppressione degli ordini religiosi da parte delle leggi napoleoniche in merito.
La rinascita del convento avverrà appunto da quando sarà preso in mano dalle Suore della Provvidenza nel 1866, che nel tempo creeranno anche una scuola dell'infanzia ed un ospizio per consorelle tuttora esistenti. Il camposanto cormonese ospita quelle diverse centinaia di suor Maria che proprio nella cittadina collinare si sono spente nei decenni.
E scorgendo tra le tombe si nota davvero come raccontino quella lunga parte di storia moderna che va dalla fine dell'Ottocento ad oggi: lo si capisce notando l'anno di nascita più lontano nel tempo (1896) di una consorella che riposa a Cormons a pochi metri dalla tomba di un figlio illustre di questa terra, il poeta Dolfo Zorzut.
In quella che è l'ala centrale del camposanto, dove riposa il numero più alto di Suore della Provvidenza, c'è anche un altro monumento funereo che racconta bene un pezzo di storia purtroppo fondamentale per queste zone: "Questo ricordo le famiglie posero ai loro cari morti nella Grande guerra" recita la lapide sotto la quale riposano 24 civili cormonese caduti nel primo conflitto mondiale.
Tra loro, anche diversi bambini: il più piccolo tra loro, Antonio Brach, era nato nel 1910, per morire solo cinque anni più tardi.
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