Quella stazione dell’età dell’oro nel 1860 aprì Gorizia all’industria

Il 3 ottobre di 130 anni fa la ferrovia collegò la città non solo a Trieste ma all’Impero, fra passeggeri e merci, triplicando così la popolazione 

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L’età dell’oro inizia a Gorizia nel 1860, quando la città esce dai stretti confini rinascimentali della vocazione agricola, aprendosi alla prosperità dell’industria. Il 3 ottobre si inaugura il tratto Nabresina-Udine della ferrovia Meridionale, collegando Gorizia a Trieste e il centro dell’Impero. Rispetto i lunghi e difficoltosi tragitti su carri e carrozze, il rapido viaggio per passeggeri e merci determina quel forte sviluppo delle industrie Ritter di Straccis che ha triplicato la popolazione nel 1910, con i 31 mila abitanti. Grandi opere di urbanizzazione si eseguono rapidamente: il frondoso viale alla Stazione, corso Francesco Giuseppe nel 1873 e oggi corso Italia, che ha allungato a sud la città con tante ville e villette; il corso Verdi con il nuovo Palazzo comunale all’angolo di via Crispi; i Giardini Pubblici con l’amena valletta del limpido torrente Corno; il comodo viale XX Settembre, via al Ponte nuovo per quello costruito sul Corno oggi sovrappasso su via Brass, per superare la tortuosità e i saliscendi della Piazzutta verso il ponte del Torrione attraverso via don Bosco. L’unico ponte sull’Isonzo dal Medioevo fino al 1903, quando arriva il Ponte della Barca, oggi IX Agosto. Opere strutturali importanti, per permettere quel rapido sviluppo che si è realizzato, per superficie e abitanti.

Verso fine Ottocento, per le alte tariffe della Meridionale privatizzata nel 1858 a Rotschild & C, che ostacolavano lo sviluppo dei traffici tra Trieste e l’Austria, si decide a Vienna per la costruzione della Transalpina, opera titanica e Tav di allora, con la Stazione di Gorizia inaugurata nel 1906 da Francesco Ferdinando e realizzata su una piana disabitata per fungere da retroporto di Trieste, per officine, stoccaggio e trasformazione merci. Si prevedeva allora che la nuova ferrovia avrebbe innescato per Gorizia uno sviluppo analogo alla Meridionale, con un raddoppio contemplato da Antonio Lasciac nel suo Piano urbanistico, ampliando l’abitato a nord fino a Salcano, il Quartiere Carinzia, concepito come una new town con mercati, scuole e uffici. Dopo la Grande Guerra, Gorizia rimane ancora oggi con gli stessi abitanti del 1910, Udine è passata da 50 a 100 mila e Lubiana da 50 a 280 mila. Peggio solo Trieste che ne ha persi 40 mila. —

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