Quindicenne travolta a Trieste, automobilista condannato

TRIESTE È stato condannato in primo grado per omicidio stradale colposo ad un anno e otto mesi con la condizionale Mario Degan, il sessantatreenne che nel dicembre del 2016 ha travolto e ucciso con la sua Volvo V4 la quindicenne Giulia Buttazzoni in via de Marchesetti.
Una morte, quella della ragazza, che aveva sconvolto non solo il rione in cui era avvenuto l’investimento, ma l’intera comunità cittadina, colpita sia dall’età della vittima sia dalle circostanze in cui aveva perso la vita. Giulia, studentessa del Deledda-Fabiani, era stata infatti centrata da quell’auto mentre attraversava la strada per raggiungere la fermata del bus che l’avrebbe portata in classe. Una tragedia assurda avvenuta subito dopo essere uscita da casa, che distava solo poche decine di metri dal luogo dello schianto.
Proprio il dolore e la rabbia seguiti all’incidente mortale, avevano spinto decine di cittadini a mobilitarsi per evitare il ripetersi di altri drammi simili. Di lì le assemblee pubbliche per invocare una maggior sicurezza di via de Marchesetti, i cortei in strada per ricordare quella ragazza scomparsa troppo presto e l’associazione benefica nata nel suo nome, “Il sogno di Giulia”, che organizza raccolte fondi ed eventi per regalare ad altri giovani la possibilità di studiare, magari per diventare medico, appunto il grande desiderio di Giulia.
Ora, come detto, l’automobilista che l’ha travolta e uccisa quella mattina di due anni mezzo fa è stato condannato per omicidio stradale colposo. Il giudice Laura Barresi lo ha assolto invece dall’altro capo di imputazione, quello di falso ideologico, stabilendo dunque che Degan, difeso dall’avvocato William Crivellari, non ha falsificato né alterato in alcun modo il suo deficit fisico al fine di ottenere il rinnovo della patente di guida senza limitazioni. Il pm Maddalena Chergia aveva chiesto la condanna di 3 anni e 4 mesi senza condizionale, nello specifico 2 anni e 4 mesi per omicidio stradale e 1 anno per falso ideologico. La famiglia della giovane Giulia non si è costituita parte civile.
Le motivazioni della sentenza verranno depositate tra 60 giorni, e in quel contesto Barresi spiegherà nei dettagli quali prove l’hanno convinta a ritenere che l’autista non abbia mai nascosto la sua patologia, né ai medici né tantomeno alle commissioni che hanno attestato la sua idoneità alla guida senza l’obbligo di precisi ausili.
«Degan ha sempre espresso rincrescimento e dispiacere per quanto è successo, - evidenzia l’avvocato Crivellari -.È stato un incidente drammatico, ma oggi abbiamo la conferma che il mio assistito non ha imbrogliato nessuno». La tesi del pm, invece, sosteneva che l’uomo, affetto da una paraparesi spastica fin dalla nascita, vista la limitazione dei movimenti articolari degli arti inferiori, non avrebbe potuto guidare, non almeno senza comandi speciali dell’automobile. Non solo: Chergia riteneva che in sede di autocertificazione per il rinnovo della patente, Degan avesse nascosto o comunque alterato la sua patologia.
Degan, come detto, è affetto da paraparesi spastica fin da piccolo. Nel 1977 era stato dichiarato invalido civile. Nel 1981 aveva conseguito la patente, ma anche in quell’occasione senza particolari limitazioni. L’uomo ha un’evidente camminata claudicante e per agevolarsi negli spostamenti utilizza le stampelle, gli stessi ausili che il giorno del tragico incidente sono stati notati sul sedile posteriore della sua automobile.
Nelle visite per il rinnovo della partente, l’uomo è sempre risultato idoneo senza prescrizioni alla guida con la patente B: insomma per i medici - contrariamente a quanto sostenuto dai periti del pm - la patologia della quale soffre Degan non influenza la sua capacità di guida. Restano imputati per falso ideologico invece Claudia Del Bello e Giuseppe D’Aquino, i medici che in passato avevano rinnovato la patente all’uomo. Malgrado il giudizio abbreviato, il giudice ha voluto risentire tutti i consulenti, quelli del pm e quelli di parte, valutando anche l’esito della prova con il simulatore di giuda, alla quale Degan si è sottoposto a Udine, e che ha avuto esito “sufficiente”. –
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