Quota 85 e il monumento a Enrico Toti un libro di lapidi nel cuore del Carso

Il sito è in discrete condizioni. Attorno le trincee del Parco Tematico. Difettano le indicazioni per raggiungere il luogo
Bonaventura Monfalcone-01.08.2018 Quota 85-Carso-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-01.08.2018 Quota 85-Carso-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura



A un secolo dalla conclusione della Grande Guerra Monfalcone torna domenica a onorare la memoria del bersagliere Enrico Toti, uno dei simboli e degli eroi del primo conflitto mondiale, almeno per parte italiana. Lo farà salendo sulle alture carsiche alle spalle dell’abitato, dove già a un decennio dalla conclusione delle operazioni belliche fu innalzato un monumento a Toti. Quota 85, dove Toti, un soldato “irregolare”, in quanto non arruolabile perché privo di una gamba, persa durante la sua attività di meccanico ferroviere, morì nel corso dei combattimento della VI battaglia dell’Isonzo, non è davvero molto distante da via Romana.

Basta imboccare via del Carso, a ridosso di piazzale Tommaseo, passare sotto la linea ferroviaria e poi proseguire, lungo sentieri curati e ampi, seguendo le indicazioni del Parco tematico della Grande Guerra, nato quasi una quindicina d’anni fa per iniziativa del Comune utilizzando i fondi europei.

Tutte chiare e utili fino a quando si raggiunge l’ambito della sella di Quota 85, dove si trova il “trincerone” , un profondo trinceramento in roccia rinforzato da parapetti in cemento realizzati dai reparti italiani dall’agosto del 1916 sul precedente scavo austriaco che per dimensioni e sviluppo (è elemento di collegamento con il caposaldo di Quota 121) impressiona. La segnaletica esistente, di fatto, non indica in modo preciso la “zona sacra” dedicata a Toti e alle altre medaglie d’oro italiane cadute sulle alture carsiche. Girando nell’ambito di Quota 85, dopo un po’, comunque, si riesce a trovarla e a percorrere il viale che la connota, come pure i cipressi e i cippi posti a ricordo di quanti combatterono sul Carso monfalconese, ma anche di chi si spese per realizzare l’area monumentale, che grazie all’intervento del Comune si presenta in perfetto ordine. Furono i bersaglieri di Trieste a dedicare a Toti nel 1928 il primo cippo, che fu poi inaugurato nel 1932 alla presenza del padre del caduto, Nicola Toti. Come raccontano Marco Mantini e Silvo Stok nella seconda parte di “I tracciati delle trincee sul fronte dell’Isonzo. Le alture di Monfalcone”, pochi giorni prima della cerimonia l’opera fu danneggiata, come accadde anche nel’44 per mano di soldati tedeschi. Il monumento fu quindi restituito alla città il 24 maggio del 1948 grazie alla sezione cittadina dell’Associazione nazionale alpini. L’attuale sistemazione della Zona sacra, ultimata alla metà del 1960, si deve invece a Giovanni Spangar e al suo Gruppo speleologico monfalconese. All’inizio del 1959 la constatazione che il cippo si trovava “in condizione tale da essere la vergogna di tutti i bersaglieri d’Italia” aveva convinto Spangar, come riportano sempre Mantini e Stok, della necessità di un intervento. Molti diedero una mano offrendo, oltre alla manodopera, quanto era necessario alla costruzione, dal cemento alla pietra carsica e alle piante ornamentali. Il progetto della Zona sacra di Quota 85 era del resto “semplice” , ma, allora come ora, connotato da un forte valore simbolico. Il vialetto inghiaiato, vigilato da 34 cippi in cemento dedicati ai diversi reparti impegnati nelle vicende belliche locali, unisce le due quote dell’altura e ai suoi due estremi si fronteggiano il cippo a Enrico Toti e quello al capitano Cesare Augusto Colombo, contornato da un serie di massi in pietra di Aurisina con cui vengono commemorate le altre medaglie d’oro cadute sulle alture di Monfalcone. Un impianto che non è stato modificato, ma che è stato solo oggetto di una risistemazione complessiva nel 1999 a cura della Protezione civile di Monfalcone e poi di opere di manutenzione. –

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