Raul porta ancora i segni sul volto La madre: «Non fa una vita serena»

Poco più di un anno fa Raul Iurisevic aveva mostrato a tutti la sua faccia massacrata dai pugni e dai calci. Il selvaggio pestaggio del gruppo di rumeni e kosovari, quattro in tutto, che si era...
Di Gianpaolo Sarti

Poco più di un anno fa Raul Iurisevic aveva mostrato a tutti la sua faccia massacrata dai pugni e dai calci. Il selvaggio pestaggio del gruppo di rumeni e kosovari, quattro in tutto, che si era avventato su di lui nel parcheggio dell’Ausonia, in piena notte. Malmenato con una raffica di colpi anche quando era sull’asfalto ormai privo di sensi. Un’aggressione che aveva suscitato profondo scalpore e indignazione in città.

I segni di quel massacro oggi ci sono ancora sul volto di Raul: un’enorme cicatrice che va da una parte all’altra della fronte che impedisce al trentaseienne di fare una vita normale. Non esce di casa senza un berretto addosso. Non va al mare nei luoghi più frequentati. Tutto per uno screzio iniziato all’interno della discoteca, pare, continuato con una parola o uno sguardo di troppo e finito fuori nel modo peggiore. I responsabili della violenta aggressione - tutti tra i 25 e i 27 anni - erano stati individuati nei giorni successivi grazie alle testimonianze e ai riconoscimenti fotografici. Sono risultate determinanti le immagini pubblicate sulla pagina Facebook di “Papastuff”, le serate di divertimento all’Ausonia che ritraevano almeno due dei presunti autori della brutale rissa. Il triestino, che ha rischiato di perdere la vista, era stato sottoposto a un delicatissimo intervento di chirurgia maxillofacciale. Cinque ore, tanto è durata l’operazione. Per ricomporre le fratture dell’arcata orbitale è stato necessario aprire la fronte con un taglio da una parte all’altra delle orecchie, in modo da alzare l’osso che premeva sul nervo ottico e applicare alcune piastre di titanio. Oggi, quando ancora non si sa nulla del processo a carico degli indiziati, e che la cronaca ripropone altre vicende, a Raul è rimasta sulla fronte la cicatrice. Per la mamma è come una doppia ferita. «Mio figlio sta bene - dice la signora Graziella Paoletti - ma il suo problema è che con quella cicatrice sulla fronte, che va da un orecchio all’altro, non vive una vita serena. Sta sempre con un cappello, non va in spiaggia quando c’è gente. Si vergogna, come si può comprendere. Perché i medici - ricorda la mamma - gli hanno dovuto ricostruire tutta l’arcata e tutto l’osso. A Cattinara, quando è andato a fare l’ennesima visita, gli hanno risposto che in quanto uomo non gli fanno una plastica. Che l’estetica è solo per le donne e che quindi deve andare in privato. Questo gli hanno detto, ora vediamo come fare con i chirurghi e verificare quanto costano altre visite. Speriamo poi che l’intervento per una eventuale plastica sia gratuito».

La signora Graziella conferma che sul fronte processuale non si è ancora mosso nulla di decisivo. «Ci hanno detto che ci vogliono diciotto mesi prima che il tribunale prenda in mano il caso - rileva - ora è trascorso un anno e sembra che l’attività di indagine sia tutt’ora in corso. Tutto è fermo, forse a causa di altre vicende simili...chissà». Per la mamma di Raul la notizia di un’altra rissa, seppur con protagonisti e dinamiche diverse, è un ritorno a quelle angoscianti settimane di luglio dello scorso anno. Con suo figlio soccorso nel sangue, con il volto devastato. E con un processo ancora da cominciare. «Che brutta storia - dice -, io mi chiedo se la legge in Italia sia uguale per tutti. Quando avremo giustizia? Perché quei rumeni e kosovari non pagano per quello che hanno fatto a mio figlio? Esiste la legge per loro? Esiste la legge per tutti quegli immigrati che ci troviamo ogni giorno qui? Non stento a credere che per questa nuova rissa le cose andranno più veloci visto che di mezzo ci sono triestini. Questa è la mia opinione, ma staremo a vedere».

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