Razzini leghista doc: «Lavorare per la città e occhio ai carrieristi»

Il capogruppo sui nuovi arrivi: «Stimo e saluto Calligaris, ma credo debba continuare a fare il sindaco di Fogliano»
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-17.10.2016 Incontro Razzini, Cisint, Nicoli-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-17.10.2016 Incontro Razzini, Cisint, Nicoli-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

I colpi di fulmine, in politica, sono sempre sospetti. Così, quando in un territorio storicamente orientato a sinistra, al punto da definirsi una cintura rossa, l’elettorato si scopre improvvisamente padano, con un’impennata di voti da olimpionico in salto con l’asta, e in contemporanea fioriscono gli avvicinamenti alla sede del viale, gli spintoni per pigliar tessera Lega, gli scatti della quaglia per portarsi sulla sponda del Po, a qualcuno viene la mosca al naso. E diventa necessario porre paletti. Per frenare il balzo, a scopo carrieristico, sul carro del Carroccio. Un partito comunque riuscito a far eleggere il primo sindaco padano a Monfalcone (Anna Cisint) e a ritagliarsi la municipalità di Fogliano dopo il recente outing di Antonio Calligaris. Insomma, uno schieramento in ascesa sul territorio.

Chi dunque più di Federico Razzini, il Richelieu della Lega, capace d’imporre il proprio nome come capogruppo in aula nonostante le diverse opinioni del segretario provinciale Walter Sepuca, può tenere le redini? «La città - dice - ha bisogno di tante cose, alcune delle quali già fatte dalla giunta. Al di là delle polemiche ideologiche in Consiglio, che lasciano lo spazio che trovano, dobbiamo portare avanti azioni concrete. Monfalcone va ripulita partendo dal cuore, cioè del centro, martoriato dagli ultimi 5-10 anni di governo centrosinistra». Si può lavorare insieme all’opposizione. Essendoci stato per 23 anni, Razzini comprende lo stato d’animo degli avversari e, quando serve, come nella seduta sulla transazione amianto fa da ponte, quasi da mediatore. Insomma, anche un uomo dal cipiglio irruento, può scoprirsi colomba di pace. Ma non se si tratta, come li chiama lui, di «arrampicatori politici».

Quando infatti commenta gli avvicinamenti di terzi al Carroccio vincitore, il tono diventa duro: «L’Italia è un paese in cui va bene Francia o Spagna purché se magna. Gli estimatori improvvisati della Lega ovviamente aumentano quando si è in maggioranza, ma sta alla maturità dei partiti capire chi davvero ha le motivazioni ideali che lo spingono a fare il bene collettivo e chi compie dei passaggi per proprio carrierismo: gli arrampicatori politici ci sono sempre stati, in ogni compagine». «Basta che la Lega non si trasformi in un gran bazar», chiarisce subito dopo.

Non per tornare sul luogo del “delitto” politico, cioè sugli esiti delle amministrative d’autunno, ma se il Pd è ancora il partito che rastrella più consensi (21,35%) nonostante la debacle, la Lega balza al secondo podio con un netto 14,47%, quando alle precedenti comunali del 2011 stava sul terzo gradino (12,19%) e respirava la polvere del Pdl (18,40%). «Io - precisa Razzini - sono sempre stato per l’apertura: se i programmi sono condivisi allora è democrazia. Ma un conto è l’allargamento del bacino di voti, un conto quello dei quadri che vogliono entrare in Lega per interesse. Sono a ogni modo convinto che chi si scopre ora fervido padano altrettanto velocemente imboccherà l’uscita alla prima occasione in cui le sue richieste non verranno accontentate». E di richieste, all’avvicinarsi dell’appuntamento delle regionali, se ne vedranno. Come gli outsider in pista. Per esempio, un Calligaris, potrebbe offuscare la corsa di Razzini a piazza Oberdan? «Intanto - replica - fino alle regionali c’è ancora parecchio tempo e personalmente non so cosa farò: a differenza di altri io non mi autocandido, ma resto a disposizione del partito. Così ho fatto alle ultime amministrative, quando la Lega mi chiese di correre. Volutamente, vista l’attività appena aperta (un bar, ndr) e ancora da ingranare, mi tenni ai margini, per serietà». Ora però il capogruppo potrebbe avere più tempo da dedicare alla politica, visto che il bar va avanti. «Quanto a Calligaris - prosegue Razzini- lo reputo degno di stima, sta facendo bene il sindaco e credo debba continuare a farlo fino al termine del mandato, perché in politica non esistono liane. A ogni modo un benvenuto in Lega a chi ci entra seriamente». Relativamente a chi è appena arrivato «lo Statuto del partito, articoli 18 e 19, prevede almeno tre anni di militanza per ambire a regionali o elezioni politiche», puntualizza. Se non è un messaggio chiaro questo, cosa lo è?

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