Residenza Giardino: una struttura per rifugiati in via Marchesetti

Intervento inserito nel programma delle opere del Comune L’assessore ai Servizi sociali, Famulari: servirà anche per cittadini in difficoltà. Potrà ospitare fino a 80 persone
La residenza Giardino di via Marchesetti (foto Lasorte)
La residenza Giardino di via Marchesetti (foto Lasorte)

«Adeguamento edificio via Marchesetti per residenza rifugiati». Un intervento inserito dall’amministrazione comunale nel Programma triennale dei lavori pubblici, allegato al bilancio di recente approvato. L’opera progettata riguarda la Residenza Giardino di via de Marchesetti, nel comprensorio dove hanno sede anche le residenze comunali per anziani Casa Bartoli e Casa Serena, prevede una spesa di 150mila euro e una stima sui tempi con inizio cantiere nel secondo trimestre del prossimo anno e conclusione dodici mesi dopo, nel 2016. Si tratta di manutenzioni per rendere la struttura fruibile. Dettagli che spuntano dagli incartamenti passati per l’aula del Consiglio comunale proprio in un periodo che vede sempre più attuale l’emergenza profughi in arrivo nel nostro Paese e con essa il tema dell’accoglienza. Nei confronti di persone in difficoltà, come i 25 eritrei giunti in città l’altra notte e accolti in appartamenti ad hoc. E come coloro che hanno scelto, perché senza alternative e di fatto con le spalle al muro, di trovare riparo nella “baraccopoli” dell’ex Silos, dove nei giorni scorsi si è verificato l’episodio di due capanne di cartone date alla fiamme da un congolese per vendetta nei confronti di altri due uomini che sostiene gli abbiano sottratto 70 euro e un cellulare.

L’inserimento nel piano delle opere di questo intervento ha scatenato un attacco frontale (ne riferiamo nell’articolo qui sotto) da parte di Forza Italia verso l’amministrazione Cosolini. Stilettate cui l’assessore alle Politiche sociali del Comune, Laura Famulari, ribatte innanzitutto riepilogando i contorni del progetto: «Si tratta di restituire alla città questo edificio. La capienza totale è di 80 posti. Con lo stanziamento di 150mila euro si intende procedere a un riassetto generale dell’impiantistica della struttura, articolando poi l’accoglienza di persone richiedenti asilo politico, solo in caso di estrema necessità, su due piani per un massimo di 30 persone». Negli altri due piani - sul totale di quattro - i posti verranno destinati a cittadini e famiglie in situazione di emergenza abitativa, a padri e madri separati in difficoltà, ma gli spazi, aggiunge Famulari, potrebbero anche diventare sede di «centri diurni» o «di associazioni». Ritornando ai rifugiati, l’assessore sottolinea: «Il trend di emergenza generale è sotto gli occhi di tutti. E come previsto dalla legge 189 del 30 luglio 2002 gli enti locali devono provvedere ad accogliere i richiedenti asilo privi di mezzi di sussistenza». Qui, Famulari contrattacca all’indirizzo del forzista Everest Bertoli: «La strumentalizzazione su temi caldi e delicatissimi, alla mera ricerca del consenso, è decisamente facile». E punta poi il dito contro «i dieci anni di inattività della precedente amministrazione. Dopo aver speso 1 milione e 327mila euro di denaro pubblico ha abbandonato l’edificio, lasciandolo degradare. Nel 2003, infatti, era stato dato avvio a un primo lotto di lavori mirati alla messa in sicurezza dell’impiantistica della struttura Giardino per ampliare l’offerta di accoglienza. Successivamente - prosegue Famulari - si sarebbe dovuto procedere a un secondo lotto di lavori per la sistemazione interna. Nel 2006 venne redatto un progetto definitivo/esecutivo da 1,5 milioni. Tuttavia, il processo si è interrotto». Per due motivi: «La Regione concedeva finanziamenti solo per lavori di ristrutturazione di strutture destinate a utenti non autosufficienti, mentre la Residenza Giardino è della tipologia “casa-albergo”, per autosufficienti. Nel 2002 determinava altresì il blocco dei posti letto, e si sarebbe potuto dunque procedere solo in deroga, da richiedere alla Regione medesima, al pari delle strutture private, cosa che non è stata fatta». In conclusione: «La struttura, per la durata di entrambi i mandati dell’amministrazione di centrodestra, è rimasta inutilizzata, nonostante la concreta possibilità, allora non inficiata dai vincoli posti dal Patto di stabilità, di valutare altre possibili finalità di utilizzo della stessa».

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