Restano in cella i banditi smascherati dal gioielliere

Dei tre lituani arrestati lo scorso 3 febbraio dai poliziotti della Squadra mobile con l’accusa di essere in procinto d’assaltare con metodi violenti una gioielleria del centro in pieno giorno, alla...
Lasorte Trieste 04/02/16 - Questura, Conferenza Stampa, Banda Furti Lituani
Lasorte Trieste 04/02/16 - Questura, Conferenza Stampa, Banda Furti Lituani

Dei tre lituani arrestati lo scorso 3 febbraio dai poliziotti della Squadra mobile con l’accusa di essere in procinto d’assaltare con metodi violenti una gioielleria del centro in pieno giorno, alla fine è uscito dal Coroneo soltanto uno, cioè il più giovane, il ventiseienne Edvinas Petruskevicius, il “palo” che aspettava gli altri due in macchina sulle Rive con il navigatore già puntato verso la Slovenia. «Mi avevano chiesto di accompagnarli a Trieste, ma non so cosa dovevano andare a fare», ha motivato in sede di interrogatorio di garanzia davanti al gip Guido Patriarchi e al pm Lucia Baldovin. Incensurato, fermo in auto con a bordo nulla di sospetto, né presunta refurtiva né arnesi da ladro. Libero. Gli altri due no. Mantas Lukauska e Andrius Klasavicius, 36 e 30 anni, restano dietro le sbarre. Per loro l’accusa è pesante. Tentata rapina. Aspetteranno presumibilmente insieme di essere processati al Coroneo, a meno che uno dei due, Lukauska, non venga trasferito nel carcere di Modena, posto che è ritenuto responsabile di una sanguinosa rapina portata a termine con un altro complice proprio a Modena a novembre, che aveva fruttato ben 300mila euro di refurtiva, soprattutto in orologi. In Emilia lo attende così un pressoché scontato processo per rapina e non solo per tentata rapina come a Trieste. Lukauska sarebbe una delle pedine fondamentali di una maxibanda, composta soprattutto da lituani, specializzata proprio in assalti “mordi e fuggi” in gioielleria, con una speciale predilizione per gli orologi di grande valore.

Non a caso il negozio che lui e Klasavicius avevano deciso di “visitare” a Trieste è “La Montre” di via Roma. Il 2 febbraio i due vi erano entrati per un sopralluogo, ma il loro guardarsi troppo in giro aveva insospettito il titolare, che con grande scaltrezza era riuscito a filmarli con il proprio cellulare fingendo evidentemente di parlare con un cliente. Poi aveva attraversato corso Italia e si era rivolto alla polizia, direttamente in Questura. Le sue immagini erano state quindi diffuse tra gli investigatori di altre squadre mobili italiane finché a Modena avevano fatto “bingo”. La figura di Lukauska coincideva con quella rimasta impressa nelle telecamere della gioielleria della città emiliana nella quale lo stesso Lukauska e un altro erano entrati, avevano spruzzato in faccia al commerciante dello spray urticante, l’avevano quindi immobilizzato legandogli le mani con delle fascette da elettricista, gli avevano poi tappato pure la bocca con del nastro adesivo e infine l’avevano riempito di botte perché non aveva rivelato come si disattivavano le telecamere interne. La mattina dopo una decina di agenti in borghese aveva stazionato nella zona de “La Montre” senza dare nell’occhio. Verso le 11 Lukauska e Klasavicius si erano avvicinati a quella gioielleria. Ci giravano attorno e si scambiavano occhiate. Finché non si sono trovati la polizia addosso. Nello zaino c’era esattamente ciò che Lukauska aveva già usato a Modena: spray urticante, fascette da elettricista, guanti e nastro adesivo. Non ha avuto il tempo di tirare fuori nulla.(pi.ra.)

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