Recuperata maxi rete fantasma dal fondale del Dosso di Santa Croce
Lunga un centinaio di metri, giaceva a una profondità di 14. Individuata da alcuni subacquei è stata segnalata alla Fipsas che ha organizzato la rimozione

Tra Grado e Trieste, ad una profondità di circa 14 metri, una rete da pesca lunga circa un centinaio di metri giaceva sul fondale, nelle vicinanza del Dosso di Santa Croce.
Individuata da alcuni subacquei e segnalata alla Fipsas regionale (Federazione italiana pesca sportiva e Attività subacquee), la rete intrappolava molti pesci e crostacei.
Purtroppo le attrezzature fantasma – reti, nasse e altre dotazioni che sfuggono al controllo dei pescatori – continuano ad essere gabbie mortali per gli animali marini, grandi e piccoli, che vi rimangono imbrigliati e morenti e fungono a loro volta da esca per altre specie. Inoltre, i materiali sintetici di cui sono composte sono resistenti e dannosi per l’ambiente, poiché si degradano molto lentamente in microplastiche, che entrano nella catena alimentare.

L’attività di rimozione della rete è stata organizzata dalla Fipsas Fvg, in collaborazione con l’Associazione Ambientale l’Altritalia Ambiente, Circolo subacqueo Ghisleri e Sub sea club con l’ausilio delle imbarcazioni messe a disposizione dall’Area Marina protetta di Miramare e dalla Guardia di Finanza e con il supporto del Comune di Trieste e di AcegasApsAmga, per lo smaltimento della rete.
I subacquei hanno liberato i pesci e i crostacei ancora vivi e hanno poi agganciato la rete ai palloni di sollevamento, per rimuoverla definitivamente dal fondale. Issata quindi sulla imbarcazione d’appoggio, la rete è stata infine portata a riva per lo smaltimento.
«Siamo orgogliosi di questi risultati – commenta il vice presidente della Fipsas regionale, Gianluca Coidessa – stiamo collaborando bene con le associazioni subacquee e, in questa sinergia, riusciamo a raggiungere obiettivi importanti per il benessere del nostro mare. L’inquinamento dei fondali marini è un problema di cui ormai ci si deve occupare in modo sistematico e programmato».
Il direttore dell’Area Marina, Maurizio Spoto, afferma: «Le reti fantasma possono essere frutto di attività illecite, come evidentemente avvenuto in questo caso, visto che è stata trovata in un’area in concessione in cui è consentita solo la pesca sportiva, oppure di eventi accidentali che possono capitare anche ai più onesti e navigati pescatori. Per questo la collaborazione tra tutti coloro che frequentano il mare è fondamentale: sono importanti i subacquei che ne segnalano la presenza sui fondali e che poi si adoperano per recuperarle, ma anche le collaborazioni con il mondo della pesca, professionale e sportiva, affinché le segnalazioni arrivino tempestive e consentano di intervenire prima che le reti diventino una trappola».
Molto soddisfatto anche Massimiliano Licen, presidente della Asd Sub Sea di Trieste: «L’organizzazione di una operazione come questa deve seguire sempre un programma specifico stabilito a tavolino, perché ogni movimento deve garantire la sicurezza di tutti i partecipanti, anche quando un rifiuto sottomarino di dimensioni così rilevanti mette alla prova le capacità tecniche dei subacquei».
«La nostra Associazione – prosegue Mauro Martini, referente di Trieste dell’associazione l’Altritalia Ambiente – ricerca con determinazione la cooperazione fra tutte le persone, subacquei, apneisti e volontari del mare: siamo custodi della vita marina e solo lavorando in sinergia si raggiungono risultati sempre più concreti».
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