Rifondazione: «Inaccettabile il caso Diaco»

«La provocazione dei dirigenti della ex Diaco di voler trasferire i 33 lavoratori dell’azienda triestina a Potenza va rispedita al mittente e in un paese normale questi imprenditori non dovrebbero...

«La provocazione dei dirigenti della ex Diaco di voler trasferire i 33 lavoratori dell’azienda triestina a Potenza va rispedita al mittente e in un paese normale questi imprenditori non dovrebbero nemmeno farsi vedere in giro. Purtroppo talvolta succede (che non si vedano in giro) ma non lo fanno per vergogna, ma perché hanno delocalizzato la fabbrica». È durissima la reazione della federazione di Trieste di Rifondazione comunista all’annuncio della nuova proprietà della Diaco, la SM Farmaceutici, di chiudere l’azienda triestina rilevata da poco e di proporre ai dipendenti residui un posto di lavoro in Basilicata, dove la SM Farmaceutici ha sede.

«La chiusura della Diaco - afferma Rifondazione - è l’ennesima riprova dell’incapacità, manageriale e imprenditoriale, della vera classe dominante di questo paese, fatta di personaggi senza scrupoli e moralità che pensano solo al profitto. Trieste di queste storie ne ha conosciute tante, ma ogni volta il ritornello è uguale: la crisi, la congiuntura, il piano Cipe, la mancata programmazione, gli sprechi, il mercato, la concorrenza. Quella della Diaco non è solo l’ennesima morte annunciata di una impresa un tempo fiorente, ma la cartina al tornasole di quello che potrà accadere dovunque nel paese, se non si fermano questi disegni».

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