Rimesse degli emigrati, è boom in Croazia: in tre anni 82% in più
Saliti a quota 1,7 miliardi i soldi inviati a Zagabria da chi vive all’estero. Forti aumenti anche in quasi tutti i Paesi dell’Est

ZAGABRIA È uno dei lati positivi di un problema sempre più serio, nei Balcani e nell’Europa orientale, lo “zuccherino” che rende meno amaro il fenomeno dell’emigrazione. Si tratta delle rimesse che gli emigranti mandano in patria, soldi preziosi per chi è rimasto a casa e per le economie nazionali. E i denari in arrivo nei Paesi d’origine sono sempre di più - con un vero boom in alcuni paesi, come la Croazia - segnale che il numero di quanti sono partiti è cresciuto, ma anche della ripresa delle economie Ue negli ultimi anni.
A tratteggiare il quadro è stato Eurostat, che ha reso pubblici nuovi dati sui trasferimenti personali di denaro da residenti in paesi Ue verso l’estero. Trasferimenti, in gran parte «soldi inviati da emigrati ai loro Paesi d’origine» Ue ed extra-Ue, ha precisato l’ufficio statistico dell’Unione, che sono in costante aumento negli ultimi anni e hanno superato i 48 miliardi di euro nel 2018, sei in più rispetto al 2015, si evince spulciando nei database dell’ufficio statistico.
Dove vanno, le rimesse? Tante finiscono in Asia e in Africa, ma moltissime pure in paesi europei, balcanici in testa. Ai primi posti della classifica delle rimesse ricevute a livello Ue, oltre al Portogallo - di nuovo paese con le valigie in mano - troviamo infatti la Romania (2,97 miliardi ricevuti), la Serbia ancora extra-Ue (2,95) e la Polonia (2,92), seguite dalla Croazia (1,7), ultimo paese a entrare nella Ue e a esser “dissanguato” dall’emigrazione. Vengono poi Bulgaria e Lituania (1,1), ma i numeri sono alti anche per quanto riguarda Ungheria (394 milioni), Montenegro (228), Macedonia (200). Eurostat non ha fornito dati per Bosnia e Albania, ma quelli della Banca Mondiale (Bm) parlano rispettivamente di 2,1 e 1,4 miliardi di rimesse ricevute nel 2018.
Le rimesse – dopo il crollo del 2008 e la successiva fase di stasi - sono in generale e costante in aumento, a Est e nei Balcani. Utilizzando i dati di Eurostat e Banca Mondiale, si osserva che la crescita tra 2015 e 2018 è stata negativa solo in Macedonia (-4%) e in Polonia (-7%) – paese dove in tanti tornano dopo aver vissuto nel Regno Unito - leggermente positiva in Serbia (+4%) e Slovenia (+7%), molto marcata in Albania (+13%), Bosnia e Montenegro (+18%), Ungheria (+36%), Romania (+37%) e Bulgaria (+39%). Ma sono i dati della Croazia a colpire: +82%.
La sorpresa è però destinata a durare poco, se guarda ad altre cifre: quelle dell’emigrazione. Le più aggiornate le ha fornite nelle scorse settimane la Banca Mondiale, nel rapporto “Migration and Brain Drain”, migrazione e fuga dei cervelli. Secondo lo studio, oggi il 21,9% dei croati vive all’estero – fra le percentuali più alte nell’Europa centro-orientale e nei Balcani (regione da cui, secondo la Bers, sono “spariti” in sei milioni per vivere all’estero). La classifica dei paesi che hanno prodotto finora più “Gastarbeiter” è guidata però dalla Bosnia (49,5% della popolazione emigrata), seguita da Albania (39,8%), Macedonia del nord (25,7%), Montenegro (21,9%), Lituania (20,9%), Lettonia (19,1), Bulgaria (18,2), Romania (18,2), Polonia (12,4%).
Dati – quelli della Croazia – che hanno fatto scalpore, a Zagabria, dove l’agenzia Hina, citando l’economista Mladen Vedris, ha spiegato che ormai le rimesse «sono vicine» per valore «ai ricavi netti del settore turistico» e sono certo un’entrata preziosa «e molto stabile». Ma il paese – come quelli confinanti - ha bisogno di lavorare per creare finalmente «un’economia innovativa, che motivi a generare profitti in patria». E non soltanto all’estero. —
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