Riparte il “super master” in Ginecologia

Cinque selezionatissimi partecipanti, quest’anno tutte donne, con un carnet di 35 docenti, esperti del settore provenienti da tutta Italia. È stata inaugurata ieri, nell’aula magna del Burlo, la seconda edizione del master universitario di secondo livello in Chirurgia isteroscopica, percorso didattico-pratico co-proposto dall’Università di Trieste e dall’Irccs Burlo Garofolo.
Il master, della durata di un anno, è dedicato ai medici già specialisti in Ginecologia e Ostetricia. È frutto del lavoro di un gruppo di medici attivo all’interno della Clinica ostetrica ginecologica diretta da Giuseppe Ricci, che si caratterizza per lo sforzo di unire alla chirurgia la ricerca scientifica e la valutazione dell’efficacia, dei costi e benefici, degli interventi proposti.
Scopo del master è quello di insegnare una chirurgia poco invasiva, suggerire trattamenti conservativi e soprattutto riflettere sulle reali indicazioni ai trattamenti stessi. L’approccio utilizzato, sottolinea Federica Scrimin, responsabile del Servizio di isteroscopia e day surgery, combina l’attenzione alla tecnica chirurgica e alla tecnologia con la sensibilità nei confronti del paziente e delle sue necessità: «Riunire questo due aspetti in un master che si occupa di tecnica e strumentazione chirurgica è pratica insolita – evidenzia Scrimin –. Invece il messaggio è passato. Lo si capisce dalle tesi presentate: due su 5 evidenziano l’importanza di una corretta anamnesi, frutto del confronto tra medico e paziente».
Ieri al Burlo, contestualmente all’inaugurazione della nuova edizione, si è tenuta anche la discussione delle tesi e la consegna dei diplomi ai partecipanti alla prima edizione. «La soddisfazione e l’entusiasmo dei nostri masterini sono la dimostrazione migliore della riuscita di questa iniziativa» ha affermato Ricci, ricordando insieme a Roberto Di Lenarda, direttore del Dipartimento universitario clinico di Scienze mediche, e a Gianluigi Scannapieco, direttore generale del Burlo, il grande impegno per mettere in piedi questo percorso. Che ha dato risultati promettenti anche in termini di connessione tra specialisti e strutture ospedaliere: «Il confronto tra le diverse esperienze mediche e scientifiche dei docenti e degli studenti ha rafforzato i legami con molti ospedali, sia in regione che fuori – ha spiegato Federica Scrimin –: il confronto sui casi clinici è sempre stato gestito a più mani».
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