Ritrovarsi «affittati» L’incubo degli operai senza paga da mesi
I dipendenti della Redox che lavora nell’indotto Wärtsilä hanno organizzato una manifestazione di protesta
Da più di due mesi sono senza stipendio. Inoltre si sta delineando per loro la drammatica prospettiva di essere ceduti a un’altra impresa, attraverso il meccanismo dell’affitto d’azienda, con il concreto rischio di perdere perciò la garanzia del contratto a tempo indeterminato, attualmente in essere, e passare al “jobs act”.
È questa la difficilissima situazione nella quale si trovano i quindici dipendenti della Redox group srl, azienda che opera nell’indotto della Wartsila e, più specificamente, si occupa dei carri ponte, in sostanza le strutture mobili che trasportano i motori nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra.
Ieri, arrivati a un punto di notevole esasperazione, hanno scioperato per l’intera giornata, partecipando, nel piazzale d’ingresso della Wartsila, a un presidio allestito dall’Usb, organizzazione sindacale autonoma alla quale sono iscritti ben 13 dei 15 dipendenti della Redox. «Siamo arrivati a un punto di rottura – ha spiegato Sasha Colautti, componente del coordinamento provinciale dell’Usb, con specifiche competenze su’industria e lavoro privato– innanzitutto perché non è giusto lasciare questi lavoratori senza stipendio per due mesi e mezzo, in quanto gli ultimi soldi che hanno ricevuto sono quelli relativi all’acconto di settembre. Ma ciò che è peggio – ha aggiunto – è che si sta delineando un’ipotesi in base alla quale queste persone dovrebbero uscire dalla Redox per passare alla V. A. Crane ltd, un’impresa che ha la sua sede a Londra e una filiale in Italia. Il meccanismo – ha precisato – dovrebbe essere quello dell’affitto d’azienda, ma il costo sarebbe interamente a carico dei lavoratori. A loro infatti – ha proseguito Colautti – è stato chiesto di accettare una riduzione di stipendio e, come se non bastasse, di rinunciare a ritirare il Tfr di competenza, come normalmente avviene nei passaggi diretti da azienda ad azienda. In altre parole – ha continuato l’esponente dell’Usb – i lavoratori dovrebbero dire di sì a una serie di proposte per loro sfavorevoli, in cambio dell’incertezza che deriva da un contratto della tipologia jobs act. Per questo motivo – ha ribadito Colautti – con i lavoratori della Redox abbiamo concordato di adottare la linea dura. Abbiamo chiesto un incontro urgente alla proprietà della Redox – ha annunciato – ma anche alla Wartsila, che potrebbe intervenire operando nell’ambito dell’appalto».
A completare il quadro, un dato che è stato reperito dall’Usb: «Sembrerebbe – ha ripreso Colautti – che l’imprenditore a capo della Redox group srl sia lo stesso che controlla la V.A. Crane ltd. Saremmo perciò all’interno di una discutibile partita di giro, interamente a carico dei lavoratori. Non vogliamo che questo imprenditore possa avere facile gioco in questa vicenda, agevolato per giunta dal silenzio della Wartsila. Chiamiamo perciò tutte le componenti coinvolte – ha concluso Colautti – a una presa d’atto della inaccettabilità della proposta fatta dalla Redox, per cercare soluzioni alternative, che tengano conto anche delle esigenze dei lavoratori».
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