Robert, un futuro da magazziniere spezzato a 17 anni: «Un ragazzo educato pronto a imparare»
Il ricordo del responsabile dell’Enaip dove la vittima studiava
e dei colleghi del negozio Brico in cui aveva fatto uno stage

TRIESTE Apprezzato dai compagni di classe e dalla dirigenza dell’Enaip, l’Ente di istruzione professionale di via dell’Istria, dove frequentava il secondo anno del corso triennale di area logistica. Ricordato come un giovane tranquillo ed educato dai dipendenti del Bricocenter di via Giulia dove, a novembre, aveva trascorso alcune giornate come stagista, nell’ambito del programma di preparazione professionale. Era un bravo ragazzo a detta di tutti Robert Trajkovic, il 17enne strangolato e abbandonato nel sottoscala di un immobile di via Rittmeyer. Il suo assassinio ha lasciato sgomenti quanti, a vario titolo, lo hanno frequentato o conosciuto di recente . «Siamo tutti addolorati e sotto choc – dice Luca Alborghetti, direttore dell’Area giovani dell’Enaip per Trieste e Udine – perché, conoscendo da tempo Robert. Mai avremmo potuto immaginare di trovarlo coinvolto in una storia di cui non si conoscono ancora i dettagli, ma che lascia sconvolti per la sua drammaticità. Lo scorso settembre – precisa Alborghetti - aveva iniziato il secondo dei tre anni del nostro corso che permette, una volta ottenuto il diploma, di essere qualificati come esperti di logistica e di gestione dei magazzini. E puntualmente, com’era avvenuto già nel corso del primo anno, si era confermato un giovane di buone maniere, calmo, gentile. In questi giorni – prosegue il direttore dell’Area giovani – farò il giro della scuola, entrando in tutte le aule, per aiutare i nostri ragazzi a elaborare il lutto, per cercare di guidarli nell’affrontare una situazione estremamente difficile». Nei corridoi e nelle sale dell’Enaip di Trieste è calata una cappa di tristezza. Sospesi fra l’incredulità e la consapevolezza di aver perso un amico e un compagno di studi, i frequentatori dei corsi della struttura di via dell’Istria stanno incontrando molte difficoltà nell’accettare una realtà che di ora in ora assume contorni sempre più inquietanti. «Staremo vicini ai ragazzi – conclude Alborghetti – e cercheremo di fare la stessa cosa anche con la famiglia, che abbraccio virtualmente». «Robert era stato con noi per qualche giornata a novembre – ricorda Sara Bosco, responsabile degli stage che si svolgono al Bricocenter – perciò si è trattato di una presenza molto limitata. Di conseguenza non posso dire di averlo conosciuto davvero». Più chiara invece l’idea di quanti operano quotidianamente proprio nel magazzino di via Giulia: «È stato con noi molto poco – dicono – ma abbastanza da permetterci di farci di lui un’idea ben precisa: quella di un giovane equilibrato e impegnato nell’apprendimento». «Trajkovic è un cognome tipico della Serbia – conferma Zlatimir Selakovic, presidente della comunità serba di Trieste –, però nessuno della famiglia del povero Robert mi risulta si sia mai rivolto alle nostre strutture locali. Del resto i serbi che vivono e lavorano a Trieste sono talmente tanti che non li conosciamo tutti e, soprattutto, non tutti si rivolgono a noi, magari perché non ne hanno necessità. Certo – osserva – la notizia è drammatica e ha colpito l’intera comunità. So che si stanno organizzando gruppi per aiutare il padre e la madre – conclude – e questo è un segno della solidarietà che anima la nostra comunità». Nemmeno padre Rasko Radovic, parroco della chiesa dedicata a San Spiridione, situata nell’omonima via, punto di riferimento per i fedeli locali che seguono il rito serbo ortodosso, conosce Robert o i componenti della sua famiglia. Ma ugualmente esprime un sentimento di commozione e partecipazione: «È stato commesso un fatto terribile, che ha portato alla morte un ragazzo. Purtroppo sono sempre meno i giovani che si avvicinano alla nostra chiesa e alla fede. Andrò a visitare i genitori del ragazzo – annuncia - per portare loro la solidarietà della nostra chiesa e dell’intera comunità. In questi frangenti – conclude padre Raskovic – una parola di conforto può dare un po’ di serenità, anche se mi rendo conto che il dramma che sta vivendo quella famiglia è terribile». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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