Romoli: «L’unione tra Isontino e Bassa è la carta vincente»

«È il tempo di ragionare sui grandi progetti, superando incomprensioni, ripicche e antiche gelosie. Mettendo a sistema tutto l’Isontino e la Bassa friulana la nuova entità territoriale assumerebbe un ruolo strategico in ambito regionale e non solo. Questa è la prospettiva a cui dobbiamo guardare».
Il sindaco di Gorizia Ettore Romoli entra nel dibattito avviato da Il Piccolo sul futuro assetto dell’Isontino così come abbozzato dalla riforma Panontin che prevede la nascita delle Unioni comunali. Un progetto che se da un lato intende raggiungere l’obiettivo di ottimizzare l’erogazione di servizi sul territorio, dall’altro - come sostengono intanto Gherghetta e Romoli - porterebbe a un impoverimento del peso politico del territorio provinciale.
Sindaco Romoli, il tempo stringe per presentarsi in Regione con una proposta alternativa. Da dove partire?
«Dal ribadire, come ho fatto pubblicamente dal primo momento, che la riforma Panontin così non sta in piedi. Del resto molti sindaci di altre zone del Fvg si stanno coalizzando per fare cambiare rotta alla Regione».
Fatta l’analisi, qual è la proposta operativa?
«Ho già avviato contatti con sindaci della Bassa friulana e ho trovato ampia disponibilità a un ragionamento comune. Non sfugge che il potenziale dell’Isontino e della Bassa è di straordinaria importanza. Due tra i maggiori poli turistici, Grado e Lignano, infrastrutture strategiche come porti, aeroporto, interporto, autoporto, raccordo A34».
Gorizia cosa porterebbe in dote?
«La carta vincente, lo sbocco a Est. Per vocazione e presenza nei trattati internazionali Gorizia offrirebbe alla nuova entità territoriale una sponda formidabile in ambito internazionale. Non dimentichiamo il ruolo del Gect che ha consentito il recentemente finanziamento da parte dell’Ue di strategici progetti di sviluppo».
Il tempo stringe e pare di capire che l’ostacolo più insidioso sia rappresentanto dal Comune di Monfalcone e dagli altri Comuni della Bisiacaria, aderenti invece alla riforma Panontin. Monfalcone, ritengono gli amministratori locali, diventerebbe “finalmente” una sorta di capoluogo di provincia.
«Sarei cauto ad affermare che tutti i sindaci della Bisiacaria sono sulle posizioni di Monfalcone. Quello di Ronchi, ad esempio, si è già sfilato. Ma il punto è un altro: piccoli non è mai meglio».
Parlerà con il sindaco Altran?
«Parlerò e parleremo con tutti coloro che condividono questa visione di apertura e di sviluppo, a cominciare dal presidente Gherghetta con il quale concordo su tutto per adesso».
Se passasse la divisione dell’Isontino in due Unioni dei comuni rispettivamente da 16 (Gorizia) a 9 (Monfalcone) municipalità quali rischi correrebbe il capoluogo?
«Di non essere più capoluogo, con il rischio di perdere Tribunale, Prefettura e altre presenze dello Stato. Ciò però non va confuso con il futuro di Gorizia, che potrebbe comunque portare avanti quei progetti di sviluppo internazionale che già sono in fase di calibratura».
Oggi lei agogna a una sorta di area vasta Isontino-Bassa che ricalca i confini della nuova azienda sanitaria. Eppure appena pochi mesi fa naufragò il progetto di allargare alla Bassa il circondario del Tribunale di Gorizia. Cos’è cambiato rispetto a quel tempo?
«La conoscenza tra sindaci. All’epoca si agì su un percorso istituzionale che non tenne nella giusta considerazione la sensibilità delle municipalità. Ci si conosceva poco, direi. Oggi è diverso».
L’Isontino è ben rappresentanto in giunta regionale; i “nostri” assessori possono dare una mano?
«Senz’altro è importante la presenza di due assessori ma l’aiuto ce lo diamo noi stessi convincendoci dell’enorme potenziale di sviluppo che abbiamo. Isontino più Bassa significa sviluppo economico e sociale. L’alternativa è contare sempre meno e vedere frustrate queste potenzialità. Se noi sapremo far valere le nostre ragioni la Regione avrà tutto l’interesse a sostenerci».
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