Rsa, proprietari e gestori in guerra per il controllo

Battaglia senza esclusione di colpi (comprese irruzioni con carabinieri al seguito) scatenata dall’iter di accreditamento avviato dalla Regione: in ballo milioni di euro
Di Gabriella Ziani

È battaglia a Trieste, anche con “irruzioni” in compagnia dei carabinieri, per il controllo delle Rsa, le Residenze sanitarie assistenziali, 188 posti letto privati su 225 totali, in convenzione con l’Azienda sanitaria.

La Regione, facendo seguito a una legge della precedente giunta, ha avviato il processo di accreditamento, con la definizione di livelli di assistenza e cura omogenei in tutto il Fvg. Ottima cosa, senonché in due Rsa private di Trieste su tre (la quarta è gestita direttamente dall’Ass1) il processo ha scatenato lotte intestine. Chi era titolato a chiedere l’accreditamento? Il proprietario o il gestore? In parole povere, chi avrebbe cacciato chi, da quello che è un fondamentale servizio sanitario (e infatti finalmente la Regione lo fa proprio) ma nella sua struttura è un business privato, che a catena coinvolge potenti cooperative? L’ultima proroga della convenzione, dal 2013 al 2016, come risulta da una delibera dell’Azienda sanitaria dell’ottobre dello scorso anno, aveva destinato alle tre Rsa 22,7 milioni di euro: 9,3 all’Igea, 8,8 al raggruppamento della Mademar, e 4,5 alla cooperativa che gestisce Casa verde a Servola.

L’unica ad andare subito a segno è stata l’Igea di via Valdirivo (77 posti letto). Proprietario e gestore coincidono in Fabio Staderini, che ha messo in regola la sua Rsa per tempo. Erano richiesti «166 requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi» spiega Guglielmo Danelon, presidente della Salus dell’Aiop, l’associazione delle case di cura private che rappresenta anche le Rsa in regione.

Molto diversa la situazione alla Mademar di via Madonna del mare (77 posti letto) e alla Casa verde di Servola (38), entrambe messe in piedi da imprenditori privati. La Mademar è stata creata dalla Immobiliare Nord Est srl, già proprietaria di case di riposo oltre che di questo immobile ristrutturato. Nel 2007 ha dato vita però a un’associazione di impresa con le coop bolognesi Dolce (per assistenza e manutenzione) e Camst (pasti). Perché le “coop” hanno meno costi e meno tasse, questa l’esplicita motivazione, e dunque i margini sarebbero stati più ampi.

Uscito il bando della Regione, la Dolce ha fatto però domanda di accreditamento. E a quel punto la Immobiliare Nord Est, subodorato il passo in avanti del socio, è entrata una sera in via Madonna del mare «per non farsi portar via ciò che era proprio», carabinieri al seguito come testimoni, o per altri timori. In allegato la promessa ai 60 dipendenti di essere ri-assunti con miglior contratto una volta ottenuto, ma in proprio, l’accreditamento regionale. Il raggruppamento d’imprese è in via di scioglimento, la Camst continuerà a fornire i pasti ai pazienti, e sono in corso lavori di restauro.

Quanto a Casa verde, il suo proprietario Glauco Rigo aveva dato in affitto e in gestione la struttura alla coop Universis di Udine. E la Universis, così come aveva tentato la Dolce, ha effettivamente fatto domanda di accreditamento in Regione. Se lo avrà, al proprietario “investitore” resteranno i muri. Ma, probabilmente, vuoti...

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