Saccheggiavano la Onlus, in 5 a giudizio

Appropriazione indebita e truffa per almeno centomila euro: un business all’ombra delle cooperative sociali e delle associazioni onlus. Sono queste, a vario titolo le accuse a carico di Lidia e Arianna Dressi, rispettivamente di 70 e 46 anni, sorella e figlia di Sergio presidente dell’aeroporto di Ronchi già assessore regionale ed esponente di spicco del centrodestra. Nel mirino del pm Maddalena Chergia sono finiti anche Clotilde Poggi, 65 anni, pure esponente del centrodestra e Marina De Boni. Nel decreto di citazione diretta compare anche il nome di Tullio Olivotto, il marito deceduto di Lidia Dressi. Compariranno davanti al giudice il prossimo 9 febbraio.
Tutto ruota attorno alla cooperativa sociale Ida, una sorta di bancomat. È emerso dagli accertamenti che Clotilde Poggi, presidente del consiglio di amministrazione nel periodi tra il 20 aprile 2006 e il 7 settembre 2009, si era appropriata della cifra di 50 mila euro attraverso la «gestione in via esclusiva dell’amministrazione e della contabilità» della cooperativa stessa. In pratica, secondo il pm Chergia, «utilizzava il denaro della cooperativa per pagare spese personali come pernottamenti in albergo, carburante, riparazione di autoveicoli, acquisto di generi di consumo. Ma anche rimborsi spese effettuati sia mediante prelievi di contanti alla cassa, che con acquisti con fatturazione alla cooperativa. Insomma spese allegre che ricordano come stile quelle dei consiglieri regionali finiti nella bufera. Gli investigatori hanno scoperto che a spese della cooperativa aveva effettuato la manutenzione della Smart del figlio Sergio Bevazzano. E anche che si era comprata due computer del valore di oltre 3mila euro.
Arianna Dressi è finita nei guai per la sottoscrizione di un contratto a progetto per la realizzazione di un sistema di archiviazione dei documenti aziendali. Contratto, per la procura, fittizio in quanto la signora Dressi non svolgeva alcuna attività a favore della controparte. Nel 2006 ha ricevuto compensi per 1700 euro, nel 2007 per 8mila 700, nel 2008 per 13 mila e nel 2009 per 18 mila. Questi compensi ritenuti ingiustificati sono integrati anche dalle relative ritenute previdenziali dell’Inail. Il contratto, si legge nel capo d’imputazione, era stato stipulato tra Clotilde Poggi in qualità di legale rappresentante della cooperativa Ida e Arianna Dressi, figlia dell’ex assessore regionale e di Floriana D’Orso, socia della cooperativa e legale rappresentante dell’associazione “Amare il rene” di cui la stessa Poggi all’epoca era segretaria e la cui sede era in comune con quella della stessa cooperativa Ida.
Lidia Dressi (assieme a Clotilde Poggi) è finita nei guai per una truffa relativa a un contratto a progetto denominato “Una botta di vita” di competenza dell’associazione “Amare Il rene” e, come sostiene il pm Chergia, in relazione al quale la signora Dressi non aveva svolto alcuna attività in favore della controparte. La data è quella del 24 ottobre 2007. In quello stesso periodo Lidia Dressi risultava occupata come collaboratore familiare presso Noris Bortoluzzi. Questo incarico del contratto a progetto aveva fruttato alla sorella del presidente dell’aeroporto circa 9 mila euro spalmati tra il 2007 e e il 2009. Denaro che ovviamente è stato integrato dalle ritenute previdenziali e all’Inail. Sotto la lente, infine, altri due “episodi” simili. Uno riguarda un contratto per un progetto dal titolo “Il piede del diabetico” in cui Tullio Olivotto ha guadagnato oltre 5 mila euro dalla cooperativa sociale Ida. E un altro in cui Marina De Boni ha avuto un corrispettivo di di circa 9 mila euro sempre dalla cooperativa.
«La mia assistita è totalmente estranea ai fatti contestati. Avremo la possibilità durante il dibattimento di chiarire la vicenda», ha dichiarato l’avvocato Fabio Campanella, difensore di Clotilde Poggi. Ha aggiunto: «La signora è stata un ottima presidentessa, oculata e sempre attenta agli scopi della cooperativa». Dello stesso tenore la dichiarazione di Claudio Giacomelli, difensore di Lidia Dressi. «Solo un equivoco». Ha aggiunto: «Le accuse sono infondate. Abbiamo depositato i documenti attestanti che la signora Lidia Dressi ha lavorato nei progetti e nei programmi per cui era stata assunta e ci siamo associati alle richieste delle difese perché si faccia una perizia contabile sulla cooperativa. Siamo noi a voler fare chiarezza sui conti».
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