Safilo, lavoratori in sciopero. Presidio a Martignacco

UDINE. Nel giorno dello sciopero proclamato dai sindacati dopo il pesantissimo piano di esuberi deciso da Safilo, è scattato nella mattinata di oggi venedì 13 dicembre un affollato presidio di lavoratori davanti allo stabilimento di Martignacco (Udine), di cui il gruppo dell'occhialeria ha annunciato la chiusura. Compatti dietro striscioni e bandiere dei sindacati - riferisce una nota della Cgil Fvg - le lavoratrici e i lavoratori, oggi 235, dello stabilimento di Martignacco. Per una decina di minuti il presidio si è trasferito sulla carreggiata della strada regionale 464 Udine-Spilimbergo, bloccando pacificamente e senza incidenti il traffico.
«I lavoratori friulani non sono usa e getta», si legge in uno dei tanti striscioni affissi all’ingresso dello stabilimento per respingere al mittente il piano annunciato martedì sera ai sindacati dai vertici del gruppo padovano, che prevede il licenziamento di 700 dipendenti, più di un quarto dell’attuale forza lavoro, con tagli pesantissimi a Martignacco e a Longarone, nel bellunese.
Ai dipendenti della fabbrica friulana anche la solidarietà dei sei comuni più pesantemente colpiti dallo spettro della chiusura: presenti al presidio, infatti, i sindaci di Gianluca Casali (Martignacco), Daniele Chiarvesio (Fagagna), Albina Montagnese (Moruzzo), Pietro Valent (San Daniele), Gabriele Contardo (Rive d’Arcano) e l’assessore alle attività produttive Giuseppe D’Antoni per il comune di Mereto di Tomba, già coinvolto lo scorso anno da un’altra chiusura nel settore della moda, quella delle Confezioni Daniela, che davano lavoro a 45 operaie tessili.
No agli esuberi e contratti di solidarietà con contestuale riduzione dell’orario distribuita nell’ambito di tutto il gruppo: è questa la richiesta che i sindacati di categoria della provincia di Udine, con Andrea Modotto (Filctem-Cgil), Pasquale Lombardo (Femca Cisl) e Nello Cum (Uiltec) rilanciano all’amministratore delegato Angelo Trocchia, nell’attesa dell’incontro in programma nel pomeriggio di oggi venerdì 13 dicembre nella sede di Confindustria Padova e soprattutto del tavolo di crisi di cui si chiede l’apertura immediata al Mise, con il pieno coinvolgimento anche della Regione Friuli Venezia Giulia. Inaccettabile infatti, per le tre sigle, la rinuncia a un sito che vanta livelli altissimi di efficienza e macchinari all’avanguardia, segnando la scomparsa del Friuli dalla mappa del gruppo Safilo, dieci anni dopo la chiusura dello stabilimento di Precenicco. "Inaccettabili - si legge nella nota Cgil - le modalità con cui è stato annunciato il piano e le pressioni fatte dall’azienda sui dipendenti per indurli a disertare lo sciopero e il presidio. Pressioni che sembrano avere avuto l’effetto contrario, contribuendo ad aumentare ulteriormente la determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori nel difendere un patrimonio di esperienza, di dedizione e di professionalità".
Al presidio ha presenziato anche l'assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini, che fa notare come gli assi su cui si sta muovendo sono quelli di un'azione congiunta con il Governo, a cui è già stato chiesto un tavolo urgente, e con la Regione Veneto. "La Regione si è immediatamente attivata tramite il governatore Fedriga che ha sentito il ministro Patuanelli. Al Mise abbiamo chiesto un tavolo urgentissimo già la prossima settimana per comprendere quali azioni possiamo mettere in atto assieme affinché queste famiglie possano guardare ai prossimi mesi con maggior serenità".
L'assessore ha annunciato anche un dialogo con l'amministrazione regionale veneta: "Parleremo anche con il Veneto perché è necessario fare un ragionamento congiunto a tutela dei lavoratori".
Fra i presenti al presidio anche il segretario del Pd provinciale di Udine Roberto Pascolat: "Sentiamo l'obbligo di esser presenti per portare la giusta solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie", "prima di tutto spetta alla giunta Fedriga farsi carico della situazione: troverà il Pd pronto a dare il proprio contributo", ha detto, aggiungendo che "bisogna che il Friuli la regione intera prendano atto della gravità della situazione e si mobiliti per dire basta. È un invito a tutti".
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