«Sanità, una riforma con troppe incognite»

«Un presente molto preoccupante, fatto di scelte di politica locale senza criterio e che non tengono conto di chi opera ogni giorno sul campo. E un futuro che non può che presentarsi di conseguenza alquanto incerto e nebuloso». Hanno voluto subito andare al cuore del problema i rappresentanti delle sigle sindacali dei medici che si sono riuniti a un tavolo ieri sera, all’hotel Savoia, per parlare di crisi e riforma sanitaria alla luce di quelli che potranno essere gli scenari futuri degli Ospedali riuniti di Trieste. Sul piatto ci sono una riforma di cui si sa ancora troppo poco, ma anche un sistema sanitario messo in crisi da una costante carenza di personale che si somma - hanno sottolineato - a un sovraccarico amministrativo e a retribuzioni in generale più basse rispetto alla media italiana, che portano i giovani professionisti a lasciare il territorio alla ricerca di un lavoro più appagante. Il tutto in un contesto di crisi economica generale.
«Il messaggio che vogliamo lanciare è che noi siamo qui per vigilare - ha sottolineato Alessandro Melatini, della Cgil medici -. Quello che chiediamo, al di là dei contenuti delle scelte operate dall'azienda sulle quali non entriamo nel merito, è che vengano applicati dei criteri scientifici che si basano sui corretti indicatori della salute e che danno quindi una esatta misurazione del lavoro dell'ospedale come accade nel resto d'Italia: dunque non come nel caso dell'accreditamento (Joint Commission) che riguarda solo una frazione, quella di adempimento formale di questi principi di monitoraggio, ma al contrario una reale misurazione della complessità delle attività sanitarie».
Concetti ripresi da Claudio Illicher, del Cimo: «La cosa fondamentale quando si parla di scelte è la trasparenza - ha evidenziato -. Se ci dovessimo basare sugli indicatori scientifici la metà degli ospedali della regione dovrebbe chiudere, considerata la scarsa complessità degli interventi effettuati. I tagli previsti per la sanità triestina, pari a 10 milioni di euro, mettono a rischio qualcosa come un centinaio di posti lavoro tra medici, infermieri e operatori sanitari. Quando parliamo di accreditamento ci riferiamo a un breve periodo di gloria: ma non vorrei che gli altri 360 giorni all'anno nascondessero una realtà ben diversa per Cattinara, nel segno di carenze e criticità».
Una situazione che per Marco Alberti della Uil porta a un inevitabile effetto a catena. «La scarsa chiarezza di questa manovra innesca una grande preoccupazione per tutta la situazione sanitaria triestina - ha osservato Alberti -. Se i nostri medici migliori se ne vanno, questo comporta un abbassamento del livello delle cure ai pazienti: in sostanza non dobbiamo guardare agli standard di eccellenza solo sulla carta, ma analizzare quello che è l'effettivo lavoro svolto sul campo».
Pierpaolo Pitich
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