Scalo Legnami, Luka Koper esce dalla gara
Sebastian Sjk: «In alcuni ambienti triestini il clima politico non è favorevole»
di Silvio Maranzana
di Silvio Maranzana

Roberto Pacorin
Luka Koper getta la spugna e si ritira clamorosamente dalla corsa allo Scalo Legnami sul rettilineo finale. «A Trieste i tempi non sono ancora maturi - afferma in modo perentorio - per una collaborazione imprenditoriale tra Italia e Slovenia». Stamattina il Comitato portuale, convocato per le 10.30, avrebbe dovuto votare se scegliere direttamente il concessionario dell’area oppure se approvare la delibera presentata dallo stesso presidente dell’Autorità portuale Claudio Boniciolli che prevedeva di andare alle offerte in busta chiusa ritenendo le due richieste equipollenti.
Ieri pomeriggio, dopo mesi di polemiche, la decisione a sorpresa del board di Luka Koper (che tramite la società Adriaterminali era in società con Pacorini e Ocean) con il conseguente comunicato stampa diramato soltanto in sloveno dal responsabile delle relazioni pubbliche Sebastian Sjk che lo ha tradotto così: «Adriaterminali ha deliberato di uscire dalla società General cargo terminal (Gct). La decisione è nata dal fatto che in alcuni ambienti triestini il clima politico non è favorevole. Da quando infatti Gct ha comunicato che intendeva concorrere alla concessione dello Scalo Legnami, si è assistito a Trieste a vari attacchi e critiche nei confronti di Luka Koper e della sua partecipata Adriaterminali».
«Il progetto di Luka Koper - continua la nota emessa dal porto di Capodistria - era maturata anche a seguito del clima favorevole e degli accordi di collaborazione stretti tra i due Governi e da ultimo dai ministri Rupel e Frattini. Evidentemente però - ed è qui il passaggio più critico - a Trieste non sono ancora maturi i tempi per una collaborazione imprenditoriale tra Italia e Slovenia. Luka Koper rimane comunque aperta - conclude il comunicato - a possibili future collaborazioni, né questo episodio inficia le ottime relazioni che esistono tra i due porti».
Lo Scalo Legnami oggi sottoutilizzato e da trasformare in un moderno Terminal merci varie perde il concorrente più discusso, ma la partita non è affatto chiusa. Ieri infatti Roberto Pacorini ha rilanciato, sostenendo che Gct della quale è presidente il contrammiraglio Paolo Castellani anche senza Capodistria, che deteneva il 48 per cento delle quote, non molla. Ha anche fatto una proposta di fusione alla cordata concorrente, Agentimar composta da ventitré operatori marittimi del Friuli Venezia Giulia. Ieri però Giuseppe Fortini, presidente di Agentimar, oltre che di Tripcovich shipping company, ha commentato che «un accordo o una fusione tra le due cordate sono possibili solo in situazioni di pari dignità», evidenziando come le possibilità di un accordo siano ben poche.
In modi critici nei confronti di un ingresso di Capodistria nello scalo triestino si erano espressi in queste settimane, tra gli altri, il vicesindaco Gilberto Paris Lippi, il segretario della Commissione trasporti del Consiglio regionale Maurizio Bucci, il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti, terminalisti, agenti, spedizionieri dello scalo e rappresentanti politici.
Ancora ieri Bucci è tornato all’attacco prendendo di mira Boniciolli, la presidente della Provincia Bassa Poropat e la Cgil in relazione soprattutto all’assenso alla proposta di andare alle offerte in busta chiusa. Adriano Sincovich segretario della Cgil provinciale, al contrario, ha evidenziato come sulla questione Scalo Legnami siano spariti il merito e la strategia economica e si siano riaccesi vecchi e ritriti schemi di battaglia politica con l’accento posto sull’italianità o la triestinità di una cordata piuttosto che dell’altra.
Per Capodistria è il terzo mesto tentativo di gestione di terminal triestini. I primi due si erano conclusi in modo negativo al Terminal frutta e al Molo Settimo. Il terzo attacco è stato abbandonato ancora prima di essere sferrato a fondo.
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