Scambiato per errore per il maniaco dell’autobus

Si chiama Ahmed Akdim, 38 anni, cittadino marocchino con un passato un po’ burrascoso. Era finito nei guai perché una ragazza minorenne lo aveva accusato di averla toccata in maniera insistente su un...

Si chiama Ahmed Akdim, 38 anni, cittadino marocchino con un passato un po’ burrascoso. Era finito nei guai perché una ragazza minorenne lo aveva accusato di averla toccata in maniera insistente su un autobus della linea 26. Per il codice si era trattato di violenza sessuale. Ma non era lui. E per questo il collegio presideduto da Filippo Gulotta, e composto dai giudici Enzo Trucellito e Francesco Antoni, lo ha assolto con formula piena accogliendo la richiesta del difensore Pierumberto Starace e addirittura del pm Antonio Miggiani. Il quale si è convinto dello scambio di persona quando la vittima della violenza è stata invitata a riconoscere tra quattro uomini quello che l’aveva toccata. «No - ha detto - non lo riconosco. Non è nessuno tra questi».

L’episodio porta la data del 9 dicembre di tre anni fa. Il bus partito da Roiano è la 26. All’interno ci sono molti passeggeri, tra cui la ragazzina che poi, tramite il padre, denuncerà quanto accaduto. Poco dopo la partenza si avvicina un giovane dalla pelle scura che - secondo il racconto - comincia prima a strusciarsi. Poi allunga le mani. La giovane rimane paralizzata dalla paura e non riesce a chiedere aiuto. Una volta arrivata a casa riferisce al padre l’accaduto. Così nel pomeriggio padre e figlia si recano a sporgere denuncia in Questura. Gli agenti mostrano alla giovane una serie di fotografie, tutte di persone con la pelle scura. «È questo», dice la ragazza indicando la foto di Ahmed Akdim.

La segnalazione a quel punto era stata trasmessa alla Procura e il nome del marocchino era stato iscritto nel registro degli indagati dal pm Miggiani. Poi Ahmed Akdin era stato rinviato a giudizio appunto per il reato di violenza sessuale, «con l’aggravante di aver approfittato del mezzo pubblico, in modo tale da ostacolare la privata difesa». Ma in aula le cose sono andate diversamente. Il presidente Gulotta ha disposto un nuovo confronto. E il risultato è stato l’assoluzione. Non era lui.(c.b.)

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