Scarpe e abiti contraffatti Maxi-sequestro in porto

“Dolce e Gabbana”, “Tommy Hilfiger”, “Cavalli”, “Guess”, “Stone Island”, “Ralph Lauren”, “Puma”, “Nike”, “Louis Vuitton”, “Gucci”, “Crocs” e “Burberry”. Pantaloni, camicie, felpe, scarpe, articoli di pelletteria. Tutto rigorosamente falso. Ma perfette riproduzioni di quelli veri.
Circa 17 mila capi di abbigliamento e 21 mila calzature contraffatti di note griffe sono stati sequestrati in porto dai militari della guardia di Finanza e dagli uomini delle Dogane. I capi di abbigliamento erano stivati in un rimorchio proveniente dalla Turchia e diretto in Svizzera mentre le calzature “Crocs”' sono state trovate in un container proveniente dalla Cina. Secondo il comandante della Tributaria Giovanni Palma, la merce è «abilmente contraffatta e avrebbe facilmente tratto in inganno il consumatore finale».
I container sospetti sono stati intercettati qualche settimana fa in base a un’attenta analisi dei profili di rischio elaborati dal sistema informatico dell’Agenzia delle dogane. Era destinata, secondo gli investigatori, a un circuito commerciale parallelo a quello normalmente in uso. L’ultimo anello di questa filiera dell’illecito è costituito proprio dagli ambulanti che effettuano la vendita illegale nelle vie cittadine e, in questo periodo, sulle spiagge della riviera adriatica. Il valore della merce sequestrata ammonta a oltre un milione 250 mila euro. Insomma, un mare di roba, destinato a finire in vendita nei prossimi giorni sulle spiagge del Nord Est, da Grado fino a Jesolo, nelle settimane di Ferragosto. Una volta scoperto il carico, le varie aziende produttrici sono state contattate e hanno inviato a Trieste i propri esperti. Visionata la merce, hanno certificato che si trattava di falsi. A questo punto è scattato il sequestro disposto dal sostituto procuratore di turno per violazione delle norme regolate dall’accordo di Madrid.
Ma c’è di più. Ieri è stata anche avanzata l’ipotesi del danno alla salute causato proprio da questi capi di abbigliamento. «Sequestrare merce contraffatta ha anche lo scopo di tutelare la salute pubblica». Così ha detto il comandante del nucleo operativo Antonio Marra, secondo il quale «spesso la merce contraffatta può causare problemi sanitari come allergie» a causa delle sostanze tossiche utilizzate per trattare capi di abbigliamento in genere e altri prodotti. Il responsabile dell’antifrode dell’ufficio delle Dogane Nicola Palladino, ha assicurato che «il controllo nel porto di Trieste è quotidiano» e che, per quanto riguarda la contraffazione, nel capoluogo giuliano giunge solo merce come abiti e capi, ma il fenomeno è molto più ampio: «Sono molto pericolosi ad esempio i prodotti chimici contraffatti, come i fertilizzanti, oppure quelli alimentari, i farmaci». (c.b.)
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