Scatta l’allarme uranio impoverito in Serbia

Era contenuto nelle bombe Nato del 1999. Aumento esponenziale dei tumori a 14 anni dal conflitto
Di Stefano Giantin
KLINA 21/6/99 BAMBINI SU UN CARRO BOMBARDATO DALLA NATO ANSA C,FERRARO
KLINA 21/6/99 BAMBINI SU UN CARRO BOMBARDATO DALLA NATO ANSA C,FERRARO

BELGRADO. Studi approfonditi a livello nazionale e analisi scientifiche condivise ancora mancano. Ma gli allarmi, soprattutto negli ultimi tempi, si susseguono a ritmi preoccupanti. Sono quelli, in arrivo dalla Serbia, che riguardano la pericolosa eredità dei bombardamenti Nato del 1999, quella dell’uranio impoverito, il “depleted uranium” (Du) contenuto nei proiettili dell’Alleanza atlantica. Uranio che starebbe causando, a 14 anni dal conflitto, un aumento esponenziale dei tumori e dei decessi per cancro. La prima denuncia in questo senso è arrivata a metà aprile dall’istituto statale di ricerca medica “Milan Jovanovi„-Batut”. Secondo i dati del “Batut”, «nell’ultimo decennio il numero delle persone che si è ammalato di leucemia e linfomi» in Serbia «è aumentato del 110%», mentre i decessi per tumore sono «saliti del 180%», ha riportato l’agenzia Tanjug. Numeri record, che fanno pensare all’azione di un killer silenzioso. Sul colpevole non sembra avere alcun dubbio il professor Slobodan ‹ikari„, presidente della Società serba per la lotta contro il cancro. Sono le 15 tonnellate di uranio impoverito racchiuso nelle bombe Nato lanciate sulla Serbia, disperso «dal vento in tutto il Paese e nel resto dei Balcani». Una polvere velenosa che ha contaminato «l’acqua, le piante e gli animali, entrando nella catena alimentare», ha denunciato ‹ikari„ ai media serbi. Media che continuano a raccontare storie collegate al “depleted uranium”. L’ultima arriva da Leskovac, dove il numero uno della locale associazione dei veterani di guerra, Dusan Nikolic, ha reso pubblica una lista di un centinaio di membri della sua organizzazione, morti negli scorsi mesi. Erano tutti ex militari, tra i 37 e i 50 anni, in gran parte impiegati in Kosovo dall’esercito di Belgrado. E «il 95% di loro è morto di cancro al colon, all’esofago o ai polmoni», ha denunciato Nikoli„, specificando che «non passa giorno senza che qualcuno di noi se ne vada». E per corroborare la denuncia, Nikoli„ ha mostrato alla stampa un faldone contenente tutti i certificati di decesso degli ex soldati. Le denunce hanno però ancora i piedi d’argilla, mancando specifiche statistiche sul problema. Come rimane ancora controverso l’impatto dell’uranio sulla salute. Uno studio Ue in materia, pubblicato nel 2010, ricorda ad esempio che «il monitoraggio medico dei veterani della Guerra del Golfo che furono feriti da proiettili» o schegge «contenenti uranio impoverito non ha finora rilevato seri effetti sulla loro salute». Anche varie analisi dell’Oms e dell’Agenzia Onu per l’ambiente (Unep) hanno segnalato che il Du «non comporta rischi radiologici» per i civili. Ma va al contempo considerato un rapporto dell’Assemblea generale Onu, datato 2008, dove si evidenzia che la percentuale di malati di cancro in Bosnia – 2,9 tonnellate di Du contenuto nelle bombe Nato lì sganciate -, cresce anno su anno del 2-5%.

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